Ricavi superiori alle attese, ma meno abbonati del previsto. E’ il bilancio del secondo trimestre 2019 di Spotify che registra entrate a quota 1,67 miliardi di euro, al 30 giugno (in aumento dai 1,27 miliardi dell’anno scorso) e superando in questo modo di 1,64 miliardi le stime degli analisti.
Ma la crescita in numero di abbonati rimane segnata da ombre. La piattaforma di streaming musicale nata da una startup svedese ha incassato “soltanto” 8 milioni di nuovi account nel trimestre – in tutto, al 30 giugno registra 108 milioni di abbonati – contro gli 8,5 previsti mancando in questo modo il bersaglio più “alto”: un gap che ha fatto scendere il valore delle azioni fino a un picco del 2,2%.
Le entrate degli abbonati premium, che rappresentano quasi il 90% di quelli complessivi, sono salite a 1,50 miliardi di euro (1,67 miliardi di dollari) nel secondo trimestre.
Da quando ha lanciato il suo servizio più di 10 anni fa, Spotify ha conquistato la resistenza delle grandi etichette discografiche e alcuni nomi di artisti di grosso calibro trasformando il consumo musicale e affermandosi come leader globale nello streaming.
La strategia di espansione ha spinto l’azienda a sbarcare in Sudafrica, Medio Oriente e India. Mentre per “schivare” la concorrenza di Apple e Amazon sta differenziando il business con investimenti in startup del podacst (Gimlet Media, Anchor e Parcast). Apple – a giugno registra oltre 60 milioni di abbonati – rimane infatti lostacolo maggiore sulla strada della leadership totale.
Nonostante l’aumento annuo del 31% delle entrate da abbonati, Spotify registra una perdita operativa di 3 milioni di euro (circa 3,3 milioni di dollari). La redditività rimane non ancora a portata di mano.