TRIMESTRALE

Netflix batte le attese, boom di abbonati. Ma si prepara a dar guerra alle regole Ue

A sorpresa l’azienda di streaming video riprende quota dopo il crollo del titolo. In crescita utile e utenti. Il ceo Reed Hastings attacca il sistema di quote europeo a favore dei contenuti locali: “Probabili effetti negativi”

Pubblicato il 17 Ott 2018

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Trimestrale a gonfie vele per Netflix, battute le attese. Sono 7 i milioni di nuovi abbonati che la società ha registrato da luglio a settembre, un terzo in più di quanto previsto da Wall Street. Il risultato rassicura gli investitori che avevano temuto per la tenuta nella crescita della società, provata oltretutto dal “mercoledì nero” che ha colpito i titoli tecnologici la scorsa settimana. Oggi la platea mondiale degli abbonati al servizio di streaming video arriva così a 137 milioni. Le azioni di Netflix, già in aumento del 78% quest’anno, sono salite ulteriormente del 14% nel trading after-hours incrementando gli altri titoli hi-tech.

Sorprende in positivo anche l’utile salito a 403 milioni di dollari rispetto ai 129,6 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. I ricavi sono saliti del 34% a 4 miliardi di dollari, in linea con le previsioni. Il balzo in avanti segna una svolta netta rispetto a tre mesi fa, quando il mercato aveva punito l’azienda che sembrava aver mancato gli obiettivi di crescita. Per il quarto trimestre il colosso stima di aggiungere altri 9,4 milioni di abbonati.

Ma il risultato brillante porta Netflix in rotta di collisione con le recenti misure della Ue che con la direttiva sugli audiovisivi impone alle piattaforme digitali una quota del 30% nel catalogo di produzioni locali. Nella lettera agli azionisti che accompagna i conti, la società mette l’accento sulla produzione di contenuti originali ‘Made in Netflix’: produrre in casa ”ci consente di ridurre la nostra dipendenza dagli studios esterni, ci offre un maggiore controllo sui contenuti che creiamo e potenzialmente riduce i costi”.

L’Europa, scrive il Ceo di Netflix Reed Hastings “sta riscrivendo le regole per l’audiovisivo”, ma i nostri risultati suggeriscono che “l’applicazione delle quote su un servizio di streaming potrebbe avere effetti negativi indesiderati. Crediamo che un modo più efficace per un paese di supportare forti contenuti locali sia di incentivare direttamente i creatori di contenuti locali, indipendentemente dal canale di distribuzione”.

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