IL CASO

Big tech, il Congresso Usa denuncia “abusi di potere”. Strada in salita per Google &co

Una relazione della Casa dei rappresentanti riaccende il faro antitrust. Con l’avvicinarsi delle presidenziali l’orizzonte si riempie di ombre: Joe Biden, se eletto, aumenterebbe la stretta. Maxi-multe in vista per i colossi del digitale?

Pubblicato il 27 Ott 2020

ANTITRUST

Mentre Apple, Google, Amazon e Facebook si apprestano ad annunciare i loro risultati finanziari e Wall Street scalpita per vedere ancora numeri in crescita, i legislatori americani sono pronti a inasprire lo scrutinio antitrust sui colossi del digitale che sembrano ingoiare la concorrenza secondo le autorità, a bocconi sempre più voraci.

Le quattro aziende citate rappresentano insieme circa un quinto (5,5 trilioni di dollari) del valore totale dello S&P 500 e le loro azioni vengono scambiate a prezzi quasi da record, con una crescita che per Amazon schizza al 74% finora nel 2020 e per Apple ammonta al +54% (contro la crescita media del 5% dello S&P 500).

La pandemia ha favorito il business delle Big tech, che forniscono servizi dall’e-commerce all’intrattenimento, e le quote dei concorrenti di mercato si sono ulteriormente erose. Quanto di questo processo è fisiologico e quanto è guidato dai comportamenti dei colossi digitali? È qui che il Congresso Usa vuole vedere chiaro: un recente report della Casa dei rappresentanti ha messo nero su bianco quelli che i legislatori ritengono “abusi di potere di mercato da parte delle grandi aziende tecnologiche”.

L’amministrazione Trump condivide tale visione: il presidente degli Stati Uniti ha più volte attaccato i giganti della Silicon Valley. Ma, con l’avvicinarsi delle elezioni del 3 novembre, la relazione della Camera americana sembra aver voluto tracciare la strada per un eventuale nuovo presidente: se dal voto uscisse vincitore Joe Biden il faro antitrust potrebbe allargarsi.

Pressing antitrust, al vaglio maxi-sanzioni

Già da alcuni anni le Big tech sono nel mirino dei regolatori americani (e non), accusati di soffocare la concorrenza e di imporre restrizioni ai rivali più piccoli, per impedir loro di crescere, o di neutralizzarli comprandoli. Negli ultimi mesi, tuttavia, il pressing antitrust su Google&co si è rafforzato.

“Sembra esserci grande preoccupazione e desiderio non solo di multare queste aziende, ma in prospettiva anche di cambiare il modo in cui operano”, afferma su Reuters Dan Morgan, portfolio manager di Synovus Trust. “In passato se ne è parlato tanto, ma poco è stato fatto in concreto. Ora si cominciano a vedere dal legislatore atteggiamenti più attivi”. Secondo Morgan, le Big tech stanno già mettendo da parte i soldi per far fronte a potenziali sanzioni future.

Biden pronto allo “spezzatino” delle Big tech?

Già nei giorni scorsi il professore della George Washington University Law School, William Kovacic, sosteneva su Reuters che, con Biden presidente l’indagine antitrust del dipartimento di Giustizia contro Google potrebbe inasprirsi. Se alle elezioni presidenziali Usa dovesse vincere il candidato Democratico, il dipartimento di Giustizia, guidato da un nuovo segretario, farà una delle seguenti cose: “Mandare avanti il dossier così com’è o modificare la causa aggiungendo nuovi elementi”, ha detto il professore. Quello che non farà “sarà lasciar perdere e chiudere il procedimento”.

Durante la sua campagna elettorale Biden non ha rilasciato commenti sulla causa contro Google, ma il suo portavoce Bill Russo ha affermato che un’eventuale amministrazione Biden intende collaborare sui temi riguardanti le Big tech con il deputato Repubblicano David Cicilline, a capo della commissione della Camera Usa che ha prodotto il report in cui si accusa Google di usare tattiche di business aggressive per ostacolare i concorrenti nel settore della ricerca online.

Russo ha anche detto che con Biden presidente verrebbe aumentato l’impegno antitrust contro i colossi della Silicon Valley e tutte le altre aziende “per far sì che in nessun settore un eccessivo potere di mercato danneggi le famiglie e i lavoratori americani”.

A maggio Biden ha dichiarato alla Associated Press che uno “spezzatino” delle Big tech “è un’ipotesi che dovremmo considerare”.

Wall Street dalla parte delle Big tech

Sono ipotesi che per ora non preoccupano Wall Street, concentrata sui report trimestrali che usciranno nei prossimi giorni. Per Microsoft (che quest’anno ha visto salire il valore di mercato a 1,6 trilioni di dollari) i ricavi dovrebbero essere in aumento dell’8% e gli utili del 10%.

Per quanto riguarda Amazon la fiducia è riposta nel quarto trimestre: con la stagione natalizia gli analisti si attendono un nuovo boom di vendite dopo quello registrato durante il lockdown.

Anche nel caso di Apple Wall Street guarda al lungo periodo: il mercato prevede un calo dello 0,5% dei ricavi e una contrazione degli utili addirittura dell’11,2%, ma gli investitori sono più interessati all’outlook per le vendite dei nuovi iPhone e alla crescita delle entrate ricorrenti dei servizi, come app, giochi e streaming di musica e video.

Le Big tech sono in generale viste come le stelle che brillano su un firmamento opaco: le aziende dello S&P 500 subiranno una flessione aggregata del 16,7% nei loro guadagni nel terzo trimestre perché l’economia non riesce a ripartire in questo perdurare della pandemia di Covid-19.

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