DATAGATE

Caso Facebook a macchia d’olio, 215mila gli utenti italiani coinvolti

La rivelazione dell’azienda: sono 87 e non 50 i milioni di persone nel mondo i cui dati sono stati utilizzati abusivamente. Il ceo Mark Zuckerberg ammette gli errori commessi – “sottovalutato il fenomeno” – ma difende il proprio ruolo: “Sono ancora io la persona giusta per guidare la società”. Cambio di rotta nella gestione della piattaforma: da lunedì una notifica avviserà di eventuali condivisioni di dati con Cambridge Analytica. Più facile rimuovere le app

Pubblicato il 05 Apr 2018

zuckerberg

Caso Facebook senza requie. Aumenta l’allarme sulla fuga di dati: sale da 50 milioni a 87 milioni il numero degli utenti i cui dati sono stati utilizzati in questa vicenda, di cui 214.134 italiani. Lo ammette la stessa azienda annunciando una serie di correzioni nella gestione dei dati personali: a partire dal 9 aprile la piattaforma avviserà gli utenti le cui informazioni sono state condivise da Cambridge Analytica. Diventerà inoltre più facile rimuovere le app che non vogliamo più: comparirà in cima al flusso di notizie un link che mostrerà tutte le app utilizzate e le informazioni condivise con queste applicazioni. “Gli utenti saranno in grado di rimuovere le app che non vogliono più. “Riteniamo che queste modifiche – ha detto Mike Schroepfer, chief technology officer dell’azienda – consentiranno di proteggere meglio le informazioni delle persone. Sappiamo di avere più lavoro da fare”.

Il terremoto sta toccando il cuore dell’azienda a tal punto da indurre il ceo Mark Zuckerberg a difendere il proprio ruolo facendo così fronte al pressing dei fondi pensione gestiti dalla città di New York affinché lasci la guida del board. Nonostante i molti “errori commessi” – ha detto nel corso di una call con i giornalisti, ritiene di essere ancora la “persona giusta” per guidare l’azienda. “Penso che la vita sia imparare dagli errori e capire come andare avanti – ha detto ancora -. Quando stai costruendo qualcosa come Facebook che non ha precedenti nel mondo, ci sono cose che puoi sbagliare. L’importante è imparare dai nostri errori”. Il ceo di Fb ha ribadito che occorreranno anni per risolvere tutti i problemi della sua piattaforma ma che il suo social media dovrà “svoltare l’angolo” su molte questioni entro la fine del 2018, un termine che assume come sfida personale.

Le dichiarazioni fanno da premessa alla testimonianza prevista per l’11 aprile alla commissione Energia e Commercio della Camera e che secondo i suoi membri rappresenterà “un’opportunità importante per gettare luce su questioni cruciali sulla privacy dei dati dei consumatori e aiuterà tutti gli americani a comprendere meglio cosa succede alle loro informazioni personali online”.

La prime contromisure adottate dall’azienda sono entrate in vigore in questi giorni. Si tratta di una serie di restrizioni, dalla piattaforma Instagram alla storia di chiamate e testi, dai gruppi al login Fb sino all’accesso dei dati a parti terze (data providers e partner categories). “Sappiamo che abbiamo altro lavoro da fare”, ha ammesso Schroepfer, assicurando che tutte le persone interessate dal caso Analytica saranno informate. Gli utenti americani sono i più colpiti – sono 70 milioni le “vittime”, seguono i filippini, gli indonesiani, i britannici.

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