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Fake news dure a morire, su Twitter ancora attivi 8 account su 10

Uno studio della Knight Foundation lancia l’allarme: 1 milione di tweet ogni giorno diffonde disinformazione. Indivuati 10 mega-siti di riferimento per falsità e teorie complottiste “accesi” con le presidenziali Usa. L’azienda ribatte: sospesi 70 milioni di profili sospetti

Pubblicato il 08 Ott 2018

Patrizia Licata

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Più dell’80% degli account Twitter che hanno diffuso disinformazione e bufale durante la campagna presidenziale americana del 2016 è ancora attivo sulla piattaforma dei cinguettii: lo ha scoperto uno studio della Knight Foundation intitolato “Disinformation, ‘Fake News’ and Influence Campaigns on Twitter” e condotto insieme a Graphika, società di ricerche specializzata sui social media. Lo studio ha analizzato oltre 10 milioni di tweet riferiti a 700.000 account Twitter che hanno postato più di 600 link a materiali o siti che diffondono fake news e propagandano teorie complottiste.

Lo scopo della ricerca è stato studiare l’evoluzione del fenomeno fake news a partire da novembre del 2016. I tweet che diffondevano bufale o disinformazione pubblicati nel mese precedente alle elezioni erano stati oltre 6,6 milioni. La situazione non è migliorata nei mesi successivi: da metà marzo a metà aprile 2017 lo studio ha stimato 4 milioni di tweet inviati con link a siti che propagavano notizie false. In più, sottolinea lo studio, gli account responsabili della diffusione delle fake news e delle teorie sono sempre gli stessi: Twitter non sarebbe riuscita a estirpare alla radice le fonti della disinformazione sulla sua piattaforma; più dell’80% dei profili genera-bufale rilevati nel periodo pre-elettorale sono ancora attivi e pubblicano oltre un milione di tweet al giorno.

Lo studio indica anche che il 65% delle fake news diffuse dagli account pro-bufale su Twitter porta a 10 siti principali. Molti di questi account sono bot, ovvero profili automatizzati, ma quel che preoccupa ancor di più gli autori dello studio è l’effetto-rete: gli accounti che diffondono le fake news si seguono gli uni con gli altri creando “uno zoccolo duro” di account con numerosi followers che amplificano la diffusione delle bufale tra loro e poi sull’intera piattaforma.

Lo scorso mese ricercatori della Stanford University e della New York University avevano scoperto che l’engagement generato dalle fake news su Twitter è in continuo aumento dalle elezioni americane del 2016, altro risultato che gli esperti giudicano preoccupante ai fini della corretta formazione dell’opinione pubblica e dello svolgimento della vita democratica.

Twitter ha contestato i risultati dello studio della Knight Foundation ricordando l’impegno nella lotta alle fake news e la recente rimozione di profili fake. Il Ceo Jack Dorsey a fine agosto ha illustrato al Washington Post la strategia per porre una freno alla diffusione di discorsi di incitamento all’odio, molestie e notizie false, comprese le teorie complottiste condivise da utenti noti, come gli statunitensi Alex Jones e Infowars, e ha spiegato che sta sperimentando nuovi sistemi per promuovere, sulla timeline di Twitter, punti di vista alternativi contro la disinformazione. Twitter sta anche impiegando tecnologie in grado di indivuare i bot e potrebbe ridisegnare elementi chiave dei social come il tasto “like” e il modo in cui sono visualizzati i follower degli utenti. Tra maggio e giugno il sito dei cinguettii ha detto di aver sospeso 70 milioni di account sospettati di propagare fake news.

Nei giorni scorsi Twitter, Google e Facebook hanno siglato con la Commissione europea un accordo sul contrasto alle fake news e hanno firmato un codice di condotta sulla diffusione di notizie. La commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel ha detto che “Le piattaforme online devono agire come attori sociali responsabili, specialmente in questo periodo cruciale prima delle elezioni: devono fare tutto il possibile per fermare la diffusione della disinformazione”. Obiettivo del codice è mantenere trasparente l’informazione politica e chiudere gli account fake prima che possano causare danni.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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