Reti satellitari al centro della nuova alleanza industriale tra Leonardo, Airbus e Thales. Il progetto, denominato Bromo, segna una svolta per il comparto spaziale europeo. L’obiettivo è ambizioso: creare un campione continentale capace di competere con giganti come Starlink, la costellazione di Elon Musk. La nuova entità, dal valore stimato di 10 miliardi di euro, sarà operativa entro 18 mesi e si concentrerà sulla produzione di satelliti per telecomunicazioni e osservazione terrestre, con una doppia anima civile e militare.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato positivamente l’iniziativa: “È la strada giusta per realizzare sempre più campioni europei, con una leadership italiana significativa. Le nostre imprese possono garantire l’autonomia strategica dell’Europa sulle frontiere e le nuove tecnologie”.
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Governance condivisa e modello Mbda
La struttura societaria di Bromo prevede una governance a rotazione. Airbus deterrà il 35% della nuova entità, mentre Leonardo e Thales si divideranno equamente il restante 65%. Il Memorandum of Understanding definirà ruoli e competenze dei partner nel nuovo soggetto dedicato alle reti satellitari. Il modello di riferimento è quello di Mbda, il consorzio europeo per la produzione di missili, che ha dimostrato come la cooperazione industriale possa rafforzare la competitività continentale.
Secondo Roberto Cingolani, ceo di Leonardo, “i satelliti rappresentano il 75% dell’economia spaziale del futuro”. Il mercato globale delle reti satellitari è stimato in 665 miliardi di dollari entro il 2035, con oltre 43.000 satelliti previsti nei prossimi dieci anni.
Il nodo della concorrenza e le critiche sindacali
Non mancano però le preoccupazioni. Il sindacato francese Cgt Métallurgie ha lanciato l’allarme su un possibile monopolio nel settore delle attività satellitari. “Le aziende europee sono già leader nei satelliti geostazionari, di osservazione, costellazioni e navigazione. Il vero motivo del progetto Bromo è creare un monopolio che imponga i suoi prezzi e indebolisca il potere delle agenzie spaziali”, si legge nel comunicato.
La Cgt teme anche tagli occupazionali e una perdita di competenze. Il rischio, secondo il sindacato, è che l’interesse degli azionisti prevalga su quello dei cittadini e sulla governance pubblica del settore delle reti satellitari.
Le Pmi italiane e il rischio marginalizzazione
Un fronte critico riguarda le piccole e medie imprese italiane, che costituiscono la spina dorsale dell’industria spaziale nazionale. Già ad aprile 2025, in un articolo pubblicato da L’Espresso e firmato da Mariapia Ebreo, si anticipavano le preoccupazioni legate alla possibile creazione di un “gigante europeo dello spazio” e al rischio di esclusione per circa 400 Pmi italiane, con un fatturato complessivo di 3 miliardi di euro. Sebbene il progetto Bromo non fosse ancora stato ufficializzato, le indiscrezioni sulla fusione tra Leonardo, Airbus e Thales circolavano da mesi, e il nome stesso del consorzio era già emerso come ipotesi progettuale.
L’analisi evidenziava il pericolo che la nuova entità potesse concentrare fondi, know-how e contratti, lasciando le imprese più piccole ai margini dei grandi flussi di investimento e innovazione. Un effetto domino che, se confermato, rischierebbe di compromettere l’equilibrio dell’ecosistema industriale italiano, già fragile e frammentato.
Autonomia tecnologica e sfida globale
Il progetto Bromo nasce in risposta alla crescente pressione competitiva globale. L’Europa, frammentata e in ritardo rispetto ai modelli americani e asiatici, cerca di recuperare terreno. La joint venture tra Leonardo, Airbus e Thales punta a rafforzare l’autonomia tecnologica europea, tema centrale nei tavoli politici e industriali.
La Commissione europea dovrà ora esprimersi sul fronte della concorrenza. Ma secondo gli osservatori, il via libera appare una formalità, vista la spinta dell’Ue verso la massa critica nel settore spaziale.