IL CASO

5G, la Corte Ue respinge il ricorso di Qualcomm: dovrà fornire i dati sui chip

L’azienda è al centro di un’inchiesta dell’Antitrust per presunto abuso di posizione dominante nei microprocessori di radio-frequenza per i nuovi smartphone. È già stata sanzionata per 1,2 miliardi di euro in due precedenti cause

Pubblicato il 28 Gen 2021

Patrizia Licata

vestager

L’Europa non dà tregua a Qualcomm sul caso antitrust che la vede coinvolta su più fronti per sospetti abusi di posizione dominante sul mercato dei chip. La Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) ha infatti respinto il ricorso dell’azienda americana contro la richiesta dell’Antitrust europea di fornire ulteriori informazioni utili all’indagine ancora in corso sulle pratiche di business del chipmaker. La massima corte dell’Ue ha stabilito che i regolatori hanno il diritto di visionare tali dati.

La decisione della Corte potrebbe creare un importante precedente per le autorità antitrust europee, rafforzando gli strumenti con cui conducono le indagini sulla violazione delle norme per la concorrenza. Sotto la lente degli uffici guidati dalla vice presidente della Commissione Margrethe Vestager ci sono diverse altre aziende tecnologiche americane, come Amazon, Google, Facebook e Apple.

La Commissione può chiedere più informazioni

La Commissione europea ha già chiuso due inchieste sulle condotte commerciali di Qualcomm che le sono costate un totale di 1,2 miliardi di euro di sanzioni.

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Qualcomm ha infatti subito una maxi-multa antitrust in Ue da 997 milioni di euro nel 2018 per aver ostacolato il business dei fornitori alternativi per il suo più grande cliente, Apple.

Poi, nel 2019 l’Antitrust Ue ha inflitto al colosso americano dei chip una multa da 242 milioni di euro per abuso di posizione dominante sul mercato dei chip modem 3G. L’indagine ha riguardato l’applicazione di prezzi cosiddetti predatori sui chip modem 3G e si è concentrata sui dispositivi per la connessione mobile commercializzati tra il 2009 e il 2011. La Commissione ha svolto una serie di supplementi di indagine per definire chiaramente il rapporto prezzo-costo e ha concluso che i chip sono stati venduti sottocosto per spingere fuori mercato Icera, azienda concorrente di Qualcomm e oggi proprietà di Nvidia. Per i regolatori Ue il colosso americano si è reso colpevole di violazione delle norme antitrust dell’Unione europea.

Proprio in questo procedimento, l’Antitrust europeo ha richiesto a Qualcomm dati aggiuntivi sulle sue pratiche commerciali nel periodo 2009-2011. Qualcomm ha replicato che la richiesta esula dai confini dell’indagine e ha portato il caso alla Corte generale europea, ma ha perso il ricorso. Si è quindi appellata alla Cgue, ma, ancora una volta, ha visto respinte le proprie ragioni.

“È nei poteri della Commissione europea decidere se determinate informazioni le sono necessarie al fine di portare alla luce una violazione delle norme sulla concorrenza”, ha sentenziato la Corte.

In corso l’inchiesta sui chip 5G

L’anno scorso Qualcomm è finita al centro di una terza indagine antitrust in Europa. Nel mirino questa volta ci sono i chip di radio-frequenza usati nei nuovi smartphone 5G.

Il chipmaker americano è il maggior produttore globale di chip modem che connettono gli smartphone e altri dispositivi mobili alla rete, ma ha anche una presenza crescente nei nuovi chip RF per il 5G. Qualcomm ha ricevuto a dicembre del 2019 una richiesta di informazioni da parte della Commissione Ue nell’ambito di un’indagine sul possibile abuso di posizione dominante nell’area economica europea  sul mercato dei processori baseband 5G di tipo Rffe (Radio-frequency front-end).

L’Antitrust europeo vuole sapere se Qualcomm ha fatto leva sulla sua posizione dominante nei chip e modem baseband 5G Rffee per mettere i concorrenti in posizione di svantaggio. 

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