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La guerra Usa-Cina impatta sul gaming: brutte sorprese già a Natale

Le tariffe sulle schede grafiche si ripercuoteranno sui prezzi dei giochi per pc che lieviteranno nella stagione delle festività a danno dei consumatori finali. Nvidia e Amd i produttori più colpiti che cercano di correre ai ripari: “Lavoriamo a una soluzione con i partner dell’assemblaggio”

Pubblicato il 27 Set 2018

Patrizia Licata

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I nuovi dazi degli Stati Uniti sull’importazione di beni cinesi, in vigore da lunedì scorso, potrebbero pesare sui consumatori americani già con lo shopping di Natale, soprattutto se sono appassionati di giochi al Pc che usano le schede grafiche di AMD e Nvidia, aziende americane che assemblano molti prodotti in Cina.

La nuova ondata di dazi voluta dal presidente Usa Donald Trump colpisce (con una tariffa del 10% che dal primo gennaio 2019 salirà al 25%) numerose categorie di importazioni cinesi tra cui prodotti hitech come le schede grafiche. AMD e Nvidia sono i maggiori fornitori di chip per il mercato delle schede grafiche per il gaming (solo per le schede vendute individualmente e non pre-integrate nei sistemi dei Pc) e sul sito Cnbc il ricercatore Ryan Shrout di Shrout Research afferma che sarà “un bel problema” perché la “grande maggioranza” delle schede grafiche sono costruite in Cina.

Gli appassionati dei giochi al computer se ne accorgeranno presto, dice Shrout, perché ci sarà probabilmente un aumento di prezzo sul prodotto finale, “sfortunato effetto collaterale delle politiche dell’amministrazione Trump”. Sfortunato anche per Nvidia, già sotto pressione per i prezzi della sua nuova famiglia di schede per i giochi al computer RTX, che l’azienda farà ricadere almeno in parte sul consumatore, sottolinea l’analista.

Bank of America Merrill Lynch ha scritto ai suoi clienti che i dazi di Trump potrebbero far salire i prezzi delle nuove schede RTX di Nvidia del 5-10% nei prossimi mesi. Il business delle schede grafiche per i giochi ha rappresentato quasi il 60% delle vendite dell’ultimo trimestre per Nvdia, mentre per AMD ha costituito l’anno scorso circa un quarto del fatturato, secondo RBC Capital.

Le ripercussioni potrebbero tuttavia essere assorbite senza troppi scossoni: sia Nvidia che AMD hanno diversificato il business verso nuovi segmenti. I fornitori potrebbero anche trasferire la produzione dalla Cina a Taiwan per sfuggire così ai dazi.

Interpellate da Cnbc, AMD e Nvidia hanno detto che stanno lavorando a una soluzione con i loro partner dell’assemblaggio delle schede grafiche per ridurre l’impatto dei dazi americani sulle importazioni cinesi. Nvidia ha ricordato che parte della sua produzione già avviene a Taiwan o in Messico e ciò permetterà di evitare impatti significativi.

Donald Trump ha imposto in estate un dazio del 25% su merci importate dalla Cina per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari; molti dei beni penalizzati sono inclusi nella strategia Made in China 2025 varata da Pechino nel 2015 con l’obiettivo di sostenere l’espansione della propria industria hitech. Un primo round di dazi è entrato in vigore ad agosto; il secondo round in vigore da lunedì colpisce soprattutto beni di largo consumo ma include componenti per chip, reti mobili, connessione Internet e storage dei dati. Intel li ha definiti un “game changer”: una misura che rischia di pesare sullo sviluppo del settore cambiando tutte le regole del gioco. Altre aziende americane, tra cui Dell, Ibm, Apple, Juniper Networks e Hewlett Packard Enterprise hanno lanciato l’allarme sulle ripercussioni potenziali sulla competitività e l’innovazione Made in Usa: a rischio c’è il primato nel 5G. Lo ha ribadito il Ceo di Cisco, Chuck Robbins, mettendo in guardia anche sui danni agli investimenti anche in R&D se le imprese statunitensi saranno colpite nei loro profitti.

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