IL CASO

5G, De Vecchis: “Senza Huawei ci saranno problemi sulla filiera”

Dopo l’esclusione dal Regno Unito, il presidente della filiale italiana accende i riflettori sugli impatti: “Non saremo velocemente rimpiazzabili, ci vorranno 7 anni almeno”. E sulla decisione di Tim riguardo alla core network: “La rispettiamo, lavoriamo insieme su altro”

Pubblicato il 20 Lug 2020

de vecchis

Huawei non è come l’olio di palma, che lo puoi togliere dai biscotti e sostituire. Se non c’è Huawei, si genera un problema nella filiera. Abbiamo fatto passi tecnologici importanti, siamo stati i primi al mondo a lanciare il chip dell’intelligenza artificiale semplice e a basso costo. Un trend setter come noi fa da traino a tutta l’industria”. E’ quanto afferma Luigi De Vecchis, presidente in Italia di Huawei in un’intervista al Corriere Economia in riferimento al fatto che la Gran Bretagna ha annunciato la scorsa settimana, in linea con gli Stati Uniti di Donald Trump, di escludere Huawei dalle gare per il 5G. Secondo il manager, dunque, Huawei sostiene, “non sarà velocemente rimpiazzabile”.

Huawei, ha poi sottolineato, in riferimento al fatto che la Gran Bretagna ha annunciato di escludere il gruppo cinese dalle gare per il 5Gnon è una minaccia per la sicurezza dei dati. Siamo pronti a ogni controllo”.

Secondo il manager, si tratta di “una decisione geopolitica, non tecnologica. È una deludente inversione di rotta, a fronte di nessuna violazione da parte di Huawei. Partecipiamo ai comitati internazionali di standardizzazione che comprendono venditori, fornitori di chip, di telefonia, dove si parla anche di sicurezza. I parametri sono fissati in modo orizzontale tra tutti gli operatori e il 5 G ha una sicurezza intrinseca molto più alta dei sistemi precedenti. Non possiamo permetterci di perdere reputazione violando le regole“.

“È stato detto che per sostituirci ci vorranno tre anni ma non è così, ne serviranno almeno sette – puntualizza De Vecchis – Per il Regno Unito è un costo che supera il miliardo e mezzo di sterline. Eppure siamo un’azienda privata, ad azionariato diffuso, con i dipendenti soci. Il governo cinese non ha un’azione”.

“Sulla rete i dati transitano crittografati e accorpati, è difficile distinguerli – ha spiegato ancora – Un’azienda come Huawei non gestisce dati e comunque non si metterebbe mai in una situazione tanto critica. Sarebbe un danno d’immagine e d’affari”.

Quanto alla possibilità di muoversi, per così dire sottotraccia risponde: “Prima o poi ci scoprirebbero e saremmo subito fuori dal mercato internazionale. Siamo oggetto di un attacco senza precedenti e non c’è nessuna prova concreta”.

Secondo De Vecchis, la scelta di Tim di non invitare Huawei a una gara per la fornitura di apparati per la rete core 5G è di natura commerciale e non politica.

“Rispettiamo la decisione che è di natura commerciale e non politica, riguarda una delle tanti parti delle rete – ha detto – Certo ci dispiace, non è una festa, ma continuiamo a lavorare con Tim, come con Vodafone e con altri”.

“L’Italia sta affrontando il tema della sicurezza informatica in modo molto professionale – ha evidenziato – Per tutta Europa sarebbe un grosso danno seguire la guerra americana contro Huawei”.

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