IL DIBATTITO

5G, si scalda la partita mid-band: le telco chiedono nuove frequenze nei 6 GHz

Fondamentali per supportare la digitalizzazione in Europa in modo “sostenibile” nei costi e nei consumi energetici. Si punta a far assegnare la porzione più alta di spettro per la realizzazione delle reti mobili evitando che le risorse vadano al wi-fi 6. In gioco la Vision 2030

Pubblicato il 07 Mar 2022

Patrizia Licata

Gsma 5G - 6 GHz band

Lo spettro nella porzione dei 6 GHz è essenziale per garantire il futuro del 5G, anche nella forma 5G advanced. Lo sostengono gli operatori telefonici europei BT, Vodafone, Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Telia nel dibattito che si è tenuto al recente Mwc 6 GHz Forum. A fianco delle telco i grandi vendor (Ericsson, Huawei, Nokia) e Gsma Intelligence  (SCARICA QUI IL REPORT PRESENTATO).

Le aziende riunite nel forum hanno evidenziato che è assolutamente necessario disporre di ulteriore spettro di mid-band già nel medio termine e che le frequenze nei 6 GHz rappresentaNO un’opportunità unica di supportare la futura digitalizzazione in tutto il mondo con uno sviluppo sostenibile del 5G e della sua evoluzione. Si configura una vera battaglia contro l’assegnazione di spettro non licenziato al wifi 6.

Senza frequenze il 5G diventa “insostenibile”

La Vision 2030 dell’Europa ha bisogno in media di 2 GHz totali di spettro di mid-band (per tutti gli operatori di un Paese e includendo lo spettro già disponibile) nelle aree densamente popolate, ha affermato Luiz Felippe Zoghbi della Gsma. La sostenibilità è chiave: in caso di insufficiente allocazione di spettro, saranno a rischio i requisiti Imt-2020, occorreranno molte più stazioni base e questo produrrebbe un impatto ambientale molto più elevato in termini di emissioni di CO2 (da 1,8 a 2,9 volte più alto). Più spettro mid-band consentirebbe di implementare il Fixed wireless access (Fwa) a prezzi abbordabili“.

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Banda Larga

Secondo la Gsma le bande intermedie per il 5G genererebbero vantaggi socioeconomici stimati di 610 miliardi di dollari nel 2030.

Spettro licenziato e lo scontro con wifi 6

La Gsma ha condotto un’analisi costi-benefici delle diverse opzioni di assegnazione di spettro nella banda dei 6 GHz. Il risultato, ha spiegato Kalvin Bahia di Gsma Intelligence, è che “l’uso licenziato dell’intera banda dei 6 GHz (5925-7125 MHz) porterà i maggiori benefici in tutti i 12 paesi studiati se le tecnologie di banda larga fissa non forniscono le velocità massime disponibili sopra i 5 Gbit/s. L’uso licenziato della banda 6 GHz darà i massimi benefici nella maggior parte dei paesi anche se la banda larga fissa fornisce le velocità massime, fino a 10 Gbit/s, e se una porzione del traffico wifi è scaricata sulla banda 60 GHz. L’uso in due modalità dei 6 GHz  (700 MHz uso licenziato; 500 MHz non licenziato) darà i maggiori benefici se l’adozione dell’Ftth/Fttb e della banda larga via cavo è diffusa, fornisce velocità fino a 10 Gbps a tutti gli utenti e la banda 60 GHz non è utilizzata per il wifi. L’uso non licenziato dell’intera banda dei 6 GHz non risulta la più vantaggiosa in nessuno degli scenari analizzati”, ha concluso Bahia.

Nei 6 GHz opportunità per il 5G advanced

Eric Fournier dell’Anfr francese (Agence nationale des fréquences), presidente dell’Rspg (Radio spectrum policy group), ha posto l’attenzione sugli studi in corso sulla condivisione di spettro relativamente alla tutela dei servizi incumbent nei 6 GHz in preparazione della World radiocommunication conference 2023 (Wrc-23). Fournier ha affermato che se la Wrc-23 conferma la possibilità degli Imt (i requisiti emessi dall’Itu per reti, dispositivi e servizi 5G) nella fascia superiore dei 6 GHz, questo aprirebbe nuove possibilità all’estensione del 5G o al lancio del 6G. “Sarebbe una buona opportunità per l’Europa e la scelta finale tra RLan e Imt avverrebbe nel 2024, se non prima”.

Tariq Al Awadhi della Tdra (Telecommunications and digital government regulatory authority) degli Emirati Arabi Uniti, presidente di Asmg (Arab spectrum management group) , ha evidenziato le stime secondo cui nel 2027 il 5G sarà la tecnologia dominante di accesso mobile e che occorre poter sostenere questo ritmo di crescita. In questo contesto, come dimostrano i dati della Gsma, spettro insufficiente si tradurrebbe in più alti costi di rete e una maggiore impronta di carbonio. Sarà necessaria la collaborazione tra tutti i partner dell’ecosistema delle telecomunicazioni e il lavoro all’interno delle associazioni che rappresentano le telco e i loro fornitori, anche per spingere i regolatori a “decisioni informate”.

Heidi Himmanen, della finlandese Traficom (Finnish transport and communications agency), ha affermato: “Siamo a favore della banda dei 6 GHz per l’Imt e speriamo che altri regolatori in Europa si trovino sulla stessa linea. Riteniamo che la banda dei 6 GHz possa giocare un ruolo importante nel futuro del 5G e nell’introduzione del 6G”.

Olfa Jammeli della Anf (Frequency national agency) della Tunisia ha espresso l’interesse della sua agenzia nella possibilità di assegnare la porzione superiore dei 6 GHz all’Imt e ha assicurato che la Tunisia non ha interesse ad assegnare questa porzione dello spettro al wifi 6 non licenziato, visto che il governo vuole potenziare le reti nazionali mobili.

Daniel Obam del National communications secretariat (Kenya) ha ribadito l’importanza della banda dei 6 GHz per compensare la mancanza di spettro di mid-band nei paesi dell’Atu (African telecommunications union).

Senza mid-band per il 5G a rischio gli investimenti delle telco

Per Jan-Hendrik Jochum di Deutsche Telekom è fondamentale assegnare alle telco la banda dei 6 GHz come unica porzione di spettro di mid-band disponibile per soddisfare la domanda di connettività mobile e di sostenibilità delle telco. Secondo Jochum l’Europa è stata ambigua nelle sue politiche, non avendo creato un vero ambiente regolatori favorevole agli investimenti nel 5G, come è invece negli Stati Uniti. Inoltre l’ambizioso obiettivo dell’Ue di coprire tutta la popolazione col 5G nel 2030 non può essere raggiunto se le telco continuano a perdere ricavi. “Non assegnare i 6 GHz per l’Imt significa che la digitalizzazione dell’Europa si troverà ancora più in ritardo rispetto a quella di Usa e Cina. Destinare i 6 GHz per uso non licenziato indebolirà ulteriormente la capacità delle telco europee di creare reti ad alta capacità“, ha dichiarato Jochum.

Roberto Rodriguez Dorrego di Telefónica ha sottolineato che i servizi wifi dipendono dalle connessioni di banda larga fissa nella loro capacità e qualità e che le reti mobili pubbliche che servono ampie aree hanno bisogno di più spettro perché la penetrazione mobile è maggiore di quella fissa e, anzi, sta diventando la forma di connettività broadband principale per molti paesi. Anche in paesi con connettività fissa avanzata, come la Spagna, è sufficiente allocare 500 MHz della fascia inferiore dei 6 GHz per usi non licenziati (wifi) per dare agli utenti domestici servizi di qualità, secondo Dorrego. Per Telefonica è fondamentale che i governi assicurino che almeno la fascia alta di questa banda (6425 to 7125 MHz) sia data in licenza per le reti mobili pubblici entro il 2030 per abilitare la digital society.

Santiago Tenorio di Vodafone ha riconosciuto il ruolo del wifi e ha richiamato la necessità di un approccio equilibrato alla banda dei 6 GHz . “Le small cell non sono economicamente percorribili, è un dato di fatto. Stiamo assistendo a un significativo aumento del traffico, quasi il doppio di anno in anno unendo reti fisse e mobili. I 3.5 GHz saranno congestionati prima della fine del decennio. Non possiamo lasciare che il 5G esaurisca la sua capacità perché ciò rallenterebbe la digitalizzazione”.

Approccio bilanciato tra spettro licenced e non licenziato

Ulrich Dropmann di Nokia ha ribadito l’importanza dei 6 GHz come motore del mondo “5G-advanced” che arriverà nella seconda metà del decennio. Prodotti 5G advanced saranno disponibili dal 2025 e ciò sarebbe perfettamente in linea con l’assegnazione delle prime licenze 6 GHz. Dropmann ha anche sottolineato la possibilità di futuri utilizzi dei 6 GHz per sfruttare 700 MHz di spettro contiguo e le opportunità di spectrum sharing tra implementazioni 5G e collegamenti satellitari/fissi.

Xu Weizhong di Huawei ha sottolineato l’importanza dei 6 GHz per la connettività outdoor e il ruolo essenziale del 5G nella trasformazione digitale, anche in vista delle implementazioni legate al metaverso. La stessa banda sarà fondamentale in ottica di passaggio al 6G. Oggi ci sono circa 200 reti 5G e più del 90% usa le mid-band, ha evidenziato Xu. “Le mid-band portano valore al cliente grazie alle alte prestazioni, costi inferiori e consumo energetico minore”, ha affermato il manager di Huawei. “Le mid-band avranno un ruolo importante anche in futuro. È essenziale poter individuare altre mid-band in Europa, Cina e altrove”.

Erika Tejedor di Ericsson ha evidenziato la capacità dell’Imt di condividere spettro con servizi nella banda dei 6 GHz. L’Itu-R descrive le possibilità di sharing e compatibilità e Tejedor ha osservato che il servizio satellitare in uplink è emerso come questione chiave, ma nelle implementazioni urbane è possibile far coesistere 5G e satellite. 

Tim Frost di MediaTek ha espresso sostegno a un ecosistema che lavora sia per spettro licenziato che non licenziato, secondo un approccio “equilibrato”. In Europa, ha detto Frost, “la porzione inferiore dei 6 GHz è stata assegnata senza licenza, ma per quella superiore sarebbe logico considerare il licensing nei prossimi anni, in linea con l’agenda del Wrc-23. Pensiamo sia un’importante estensione del 5G sulla mid-band, soprattutto per le aree urbane outdoor e a supporto dei nuovi servizi 5G advanced”.

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