TELECOM ITALIA

Generali, dossier Telco sul tavolo del cda

All’odg della riunione di domani “deliberazioni in materia di partecipazioni”. La “finestra” per lo scioglimento anticipato del patto in scadenza a febbraio 2015 è fissata fra il 15 e il 30 giugno. La compagnia presieduta da Galateri di Genola sarebbe pronta per uscire dalla holding

Pubblicato il 10 Giu 2014

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Riunione romana domani, nella storica sede di Piazza Venezia, per il consiglio di amministrazione delle Generali. Sul tavolo del board – a quanto apprende Radiocor – ci saranno “deliberazioni in materia di partecipazioni”. Nessun riferimento diretto a Telco, il veicolo che controlla il 22,4% di Telecom e di cui le Generali sono azioniste con il 19,32%. Un argomento in ogni caso di attualità visto che tra il 15 e il 30 giugno si apre una finestra tecnica che consento ai soci di Telco (oltre a Generali sono Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Telefonica) di dare disdetta agli accordi vigenti ed entrare in possesso direttamente della quota.

Un’intenzione già preannunciata dai vertici del Leone. Anche recentemente il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, ha confermato l’intenzione del gruppo di uscire da Telco, indicando proprio nella finestra di giugno la prima opportunità temporale. La procedura prevede che venga inoltrata una richiesta di disdetta, ma l’effettivo smobilizzo richiederà sei mesi.

Anche Intesa SanPaolo intende smobilizzare la propria partecipazione in Telco-Telecom. Lo ha indicato nei giorni scorsi a Padova l’Ad del gruppo bancario, Carlo Messina. “Il nostro piano di impresa ha una chiara indicazione di smobilizzo di tutte le partecipazioni non strategiche. E’ chiaro che questa fa parte dei nostri progetti”, ha sottolineato il banchiere.

I soci della holding – oltre a Intesa SanPaolo e Generali ci sono Mediobanca e Telefonica – hanno una finestra utile per dare disdetta dal 15 al 30 giugno. Lo scioglimento di Telco comporterà la scissione, ossia ogni azionista di Telco si troverà in mano direttamente titoli di Telecom Italia e sarà ovviamente responsabile pro-quota del debito. La scissione sarà effettiva nell’arco massimo di sei mesi dalla disdetta.

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