L'ANNUNCIO

Google sì, ma open source: ecco il nuovo smartphone 5G di Huawei

Il Mate 30 funziona con una versione di Android libera da licenze, sviluppata in house e non è dotato di app preinstallate targate BigG. Intanto la compagnia cinese va avanti con il 5G: annunciati 50 contratti commerciali e roll-out in accelerazione in Asia. Pronta anche la strategia sull’intelligenza artificiale con il cervellone Atlas 900

Pubblicato il 19 Set 2019

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Huawei lancia il nuovo smartphone 5G con Os open source. A Monaco la casa cinese ha presentato  la serie Mate 30, la nuova linea flagship di smartphone 5G senza le app di Google pre-installate, diretta conseguenza del divieto per le aziende americane di fornire prodotti e servizi al vendor cinese deciso da Washington. Gli  smartphone funzioneranno con una versione open-source del sistema operativo Android, sviluppata in-house da Huawei col nome di EMUI10 (l’Os proprietario Hongmeng annunciato dopo il bando di Trump non è ancora pronto al roll-out commerciale). Sarà disponibile anche un app store dedicato, con software di Huawei e non di Google. Scettici gli analisti: “Non vedo perché comprare uno smartphone con così tante restrizioni”, ha detto il Annette Zimmermann, Gartner Research Vice President: senza le app di google strada tutta in salita per Huawei.

Il ban Usa non ferma la corsa al 5G di Huawei. Come annunciato il Deputy chairman di Huawei, Ken Hu, intervenendo all’evento Huawei Connect 2019 a Shanghai, le reti 5G cominceranno a contribuire alle revenue di partire dal prossimo anno, quando in Cina saranno attivati i primi servizi mobili di nuova generazione.

La conferenza è stata l’occasione anche per delineare le prossime strategie aziendali nell’informatica, che puntano dritte sulle tecnologie di intelligenza artificiale: Huawei ha presentato “il cluster di autoapprendimento Ai più veloce al mondo” basato su Atlas 900, un generatore di calcolo Ai a disposizione dei clienti Huawei sul cloud. “Il futuro dell’informatica è un enorme mercato del valore di oltre due trilioni di dollari”, ha affermato Hu. “Continueremo a investire con una strategia focalizzata su quattro aree chiave: innovare l’architettura, investire in processori adatti ad ogni scenario possibile, mantenere chiari i confini dell’attività commerciale e costruire un ecosistema aperto”.

Sul 5G il Deputy chairman del colosso cinese delle attrezzature di telecomunicazione ha riferito che Huawei ha siglato oltre 50 contratti commerciali, pur ammettendo che per arrivare a un contributo “considerevole” ai ricavi occorrerà aspettare, secondo le dichiarazioni riportate da Reuters. Il roll-out sta tuttavia accelerando, soprattutto in Asia, mentre negli Stati Uniti l’attività del fornitore cinese è bloccata perché Washington sospetta Pechino di usare le attrezzature di rete del vendor per attività di cyber-spionaggio; alcuni degli alleati americani (come Australia e Giappone) hanno seguito la linea dura di Donald Trump mentre altri stati occidentali, come quelli europei, stanno valutando la linea da seguire. “Avremo un quadro più chiaro entro la metà del prossimo anno, perché a quel punto un primo gruppo di implementazioni commerciali 5G in Cina avrà raggiunto una certa fase”, ha detto Hu.

Le tre maggiori telco della Cina stanno accelerando i tempi di lancio dei servizi 5G in oltre 50 città del paese, cercando di tenere il passo con le attivazioni di reti e servizi 5G in Corea del Sud e Stati Uniti.  Il 5G è una tecnologia strategica perché supporta, oltre che servizi mobili consumer di nuova generazione, anche applicazioni industriali cruciali, dalla manifattura 4.0 ai trasporti con guida autonoma. Per Huawei le implementazioni in Cina sono fondamentali viste le difficoltà del business su scala internazionale.

Per fugare i timori degli Stati Uniti sulla cyber-sicurezza il fondatore di Huawei Ren Zhengfei ha dichiarato alla rivista The Economist che l’azienda è disposta a vendere i suoi brevetti 5G e altre tecnologie sviluppate in relazione al nuovo standard mobile, come codice sorgente e modalità di implementazione, a società occidentali a un prezzo una tantum. Hu ha detto che quanto suggerito da Ren non è difficile da realizzare e che l’ingresso di un nuovo player che compra le tecnologie Huawei potrebbe aiutare a risolvere le preoccupazioni sulla sicurezza. “Se la proposta viene attuata sosterrà una maggiore concorrenza nel 5G lungo la supply chain globale e tale concorrenza è vantaggiosa sia per i consumatori e gli utenti sia per l’industria”, ha affermato Hu.

All’evento Huawei Connect 2019 Huawei ha anche presentato il sistema di autoapprendimento Ai basato sul cervellone Atlas 900: l’azienda ha implementato Atlas 900 su Huawei Cloud come servizio cluster, rendendo così la sua potenza di calcolo ampiamente accessibile ai clienti di diversi settori. Huawei ha offerto grandi sconti per questi servizi a università e ad altri istituti di ricerca scientifica di tutto il mondo.

Atlas 900 unisce la potenza di migliaia di processori Ascend, impiegando solo 59,8 secondi per il training di ResNet-50, lo standard di riferimento per misurare le prestazioni Ai di un processore. Questo risultato è di ben 10 secondi più veloce del precedente record mondiale, sottolinea Huawei.

Gao Wen, membro dell’Accademia cinese d’ingegneria e direttore del Peng Cheng Lab di Shenzhen, intervenuto all’evento Huawei Connect 2019, ha condiviso le modalità con cui il laboratorio di ricerca lavorerà insieme a Huawei per realizzare il primo sistema di supercomputer a intelligenza artificiale in Cina che supporta il calcolo exascale. Le due società collaboreranno per stabilire una nuova generazione di piattaforme per la ricerca e l’innovazione di base dell’intelligenza artificiale.

Zheng Yelai, Presidente della Huawei Cloud BU, ha spiegato come l’intelligenza artificiale può essere applicata a diversi scenari e modificando l’impostazione della digital transformation delle imprese, facendo riferimento anche all’esperienza di Huawei che sta realizzando oltre 500 progetti in più di 10 settori industriali.

 

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