IL CASO

L’Australia si accoda agli Usa: Huawei fuori dalla gara per il 5G

Anche Canberra potrebbe escludere il colosso cinese dal lancio della nuova tecnologia per motivi di sicurezza nazionale. Il timore è che l’infrastruttura strategica possa finire nelle mani del governo di Pechino. La replica della compagnia: “Accuse non basate sui fatti”

Pubblicato il 18 Giu 2018

Giorgia Pacino

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Dopo la messa al bando negli Stati Uniti, Huawei rischia anche in Australia. Il colosso cinese delle Tlc potrebbe esser escluso dal lancio della tecnologia mobile 5G in tutto il Paese.

Secondo i media australiani, la motivazione andrebbe ricercata nel controllo esercitato sulla società dal governo cinese. Il timore di Canberra sarebbe legato alla possibilità che infrastrutture delicate come quelle del 5G possano finire nelle mani di Pechino. La compagnia cinese non è nuova a queste accuse: negli Stati Uniti la Federal communications commission l’ha inserita, insieme alla connazionale Zte, nella black list dei vendor cinesi considerati una “minaccia per la sicurezza nazionale”. La commissione ha proposto al governo Usa di escludere i fornitori cinesi di attrezzature di telecomunicazione dalle gare su Ftth e 5G.

In una lettera aperta, Huawei ha negato tutte le accuse e respinto le preoccupazioni dell’Australia sul piano della sicurezza nazionale. “Alcuni recenti commenti pubblici sulla Cina hanno fatto riferimento a Huawei e al suo ruolo in Australia e stimolato osservazioni sui timori per la sicurezza. Molti di questi commenti sono dovuti a cattiva informazione e non basati sui fatti”, scrivono John Lord, presidente di Huawei Australia, e i consiglieri di amministrazione John Brumby e Lance Hockridge.

La compagnia cinese – ricordano gli autori della lettera aperta al governo australiano – opera in 170 Paesi, rispettando normative e linee guida nazionali. Investe nel 5G in Brasile, Canada e Nuova Zelanda, dove i rispettivi governi hanno accettato l’offerta della stessa compagnia di valutarne i servizi per essere sicuri che rispettassero i protocolli sulla cybersecurity.

Nessun commento è ancora arrivato dal portavoce del primo ministro australiano Malcolm Turnbell. Da tempo, però, il governo appare preoccupato dal ruolo di Huawei. Nel 2012 l’agenzia di intelligence australiana aveva vietato alla compagnia di lavorare sulla rete nazionale di comunicazioni al progetto broadband. A maggio il governo ha investito milioni di dollari per assicurarsi che Huawei non partecipasse alla costruzione di un cavo internet sottomarino lungo 400 km tra l’Australia e le isole Solomon. Secondo i servizi segreti, il collegamento tra il piccolo arcipelago e la capitale poteva essere utilizzato dai cinesi come strumento di spionaggio ai danni di Canberra.

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