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Mediaset spariglia le carte, Berlusconi jr: “Porte ancora aperte a Vivendi”

L’Ad non esclude una nuova intesa con Bolloré: “Qualsiasi proposta che crei valore e abbia senso industriale è ben accetta”. Ma ammette: “Visto il passato resto scettico”. Sul coinvolgimeno di Tim: “Uno scambio azionario non ci interessa”

Pubblicato il 19 Gen 2017

Andrea Frollà

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“Auspico ancora un accordo se ci sono possibilità e se la volontà di Vivendi è creare valore per Mediaset. Anche se dopo tutto quello che è successo un po’ di scetticismo c’è”. Quello lasciato aperto dall’Ad e vicepresidente di Mediaset, Pier Sivlio Berlusconi, è un piccolo spiraglio a una nuova intesa con la media company francese. In un’intervista pubblicata dalla Stampa, il numero uno della compagnia televisiva non chiude definitivamente la porta a Bolloré ma mostra comunque più di un dubbio sull’ipotesi di sedersi nuovamente al tavolo.

“Come Mediaset siamo aperti a qualsiasi proposta che possa creare valore e abbia senso industriale. Detto questo non ci è arrivata nessuna proposta che vada in questa direzione – spiega Berlusconi jr –. L’accordo vincolante che avevamo con Vivendi era il migliore possibile e questo è quanto: non sappiamo altro rispetto a quanto scrivono i giornali”. Dalla chiusura del deal con i francesi datata aprile 2016 lo scenario è mutato profondamento: prima il dietrofront di Bolloré, poi dopo vani tentativi di nuove intese e infine la salita fulminea di Vivendi al 28,8% del capitale Mediaset al centro di un’istruttoria dell’Agcom ancora in corso.

Sulla possibilità che la società transalpina si presenti alla porta di Cologno Monzese per chiedere un’assemblea e ottenere poltrone nel cda, Mediaset non ha grandi margini di manovra. “Noi siamo costretti a concedere l’assemblea a qualunque socio abbia più del 5%. Poi quello che avviene dipende dai voti”, spiega Berlusconi secondo il quale però “fino a quando c’è un azionista di maggioranza relativa ma forte come Fininvest non succederà un granché. Le intenzioni nostre sono di andare avanti. Per quanto riguarda eventuali concessioni ai francesi dipenderà dai voti in assemblea”. Il punto, prosegue l’amministratore delegato, “è se si lavora nell’interesse dell’azienda oppure di un solo azionista rispetto agli altri. In Mediaset questo mai è avvenuto e mai avverrà”.

Berlusconi non esclude in assoluto la possibilità di vendere Mediaset (“Chiedete a Fininvest”) pur ricordando che qualsiasi negoziazione possibile è già stata smentita. Ma la domanda che interessa azionisti, investitori e osservatori è: quali saranno le prossime mosse di Vivendi? “Non mi aspetto niente perché di proposte non ce ne sono state – dichiara Berlusconi -. Anche nel mio incontro con De Puyfontaine c’è stato soltanto un vago accenno a un possibile accordo societario con Tim”. Bloomberg ha rilanciato oggi l’ipotesi di una scambio di azioni Mediaset-Telecom tra Berlusconi e Bolloré. Ma una triangolazione Mediaset-Vivendi-Tim non sembra però una strada troppo praticabile per l’Ad del Biscione: “Noi siamo sia un broadcaster sia una media company e un’operazione di quel genere avrebbe più senso per una compagnia di telecomunicazioni, mentre per chi fa contenuti e televisione come noi molto meno. Tant’è vero che tutti i casi che abbiamo visto sono di telco che hanno comprato media company e non viceversa”.

Scambiare le azioni Telecom con quelle Mediaset “non ci interessa”. Diverso sarebbe offrire a una compagnia di tlc dei contenuti premium che servano a spingere la banda larga: “Questo è ancora possibile”. Nell’attesa di capire le intenzioni reali di Bolloré, Mediaset si appresta a mettere in piedi un cambio strategico come emerso dal piano industriale 2020 svelato ieri alla comunità finanziaria. Una Premium più snella e aperta, uno sprint sulla pubblicità e accordi con gli OTT. E il calcio sarà sempre meno centrale.

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