IL GIALLO

Mucchetti: “Quali sono i poteri che appoggiano Telefonica?”

Il presidente della Commissione industria al Senato: “Galateri mi ha detto di avere le spalle coperte, ma Letta nega l’appoggio del governo. Chi c’è dietro allora?”. Il “mistero” non si svela. E intanto Fossati si dice ottimista sull’esito dell’Assemblea: “Astensione BlackRock? Ago della bilancia che può portare alla revoca”. Deutsche Bank: “Fossati ha vinto comunque”

Pubblicato il 18 Dic 2013

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Il governo ha appoggiato l’operazione Telefonica? E se non è stato il governo chi altro ha il potere di appoggiare un’operazione del genere? Questa la domanda che il presidente della Commissione Industria al Senato Massimo Mucchetti ha posto in occasione del suo intervento alla trasmissione Otto e mezzo su La7 dedicata alla “vicenda” Telecom Italia, in vista dell’Assemblea di venerdì 20 dicembre, dove è stato ospite anche il presidente di Findim Marco Fossati.

Mucchetti ha puntualizzato di avere avuto un colloquio personale con il presidente delle Generali Gabriele Galateri di Genola. “Nel colloquio mi è stato detto: ‘Non siamo così sprovveduti, abbiamo le spalle coperte. Chi di dovere ci ha dato il via libera'”. Mucchetti ha poi puntualizzato che i rappresentanti di governo convocati due volte in Commissione “hanno negato che il governo fosse a conoscenza della questione. Io stesso in un incontro con il premier Enrico Letta ho fatto presenti le dichiarazioni del presidente delle Generali. Ora mi chiedo se non è Palazzo Chigi ad aver dato il via libera quali altri poteri possono dare il via libera?”

Giallo o non giallo il presidente di Findim Fossati ha ribadito le posizioni degli azionisti di minoranza puntualizzando che non c’è nessuna guerra in atto, ma che in ballo c’è il futuro di Telecom Italia: “Non c’è nessuna sfida, non ci sono né vincitori né vinti. Qui si tratta di moralità, etica e trasparenza. Abbiamo denunciato conflitti di interesse nella gestione aziendale e riteniamo che attualmente il cda di Telecom Italia sia espressione solo di parte dell’azionariato”. “Abbiamo sollecitato tutti i fondi, investitori che rappresentano di fatto l’85% del capitale societario, e che quindi solo fra virgolette possono essere considerate minoranze. Ebbene queste minoranze non sono rappresentate dal consiglio e per questo abbiamo chiesto la revoca del cda”, ha aggiunto Fossati mostrandosi ottimista sull’esito dell’Assemblea.

Ottimismo che fa leva anche sulle indiscrezioni secondo cui il fondo americano BlackRock si starebbe orientando verso l’astensione Fossati sottolinea che “di prassi i fondi seguono le indicazioni delle società di advisory”, ricordando che Iss e Glass Lewis si sono espressi indicando il conflitto di interessi in seno al cda. “BlackRock segue di solito queste indicazioni, e dagli ultimi sondaggi ultimi ci risulta un’indicazione a favore della revoca. L’astensione di Blackrock potrebbe essere l’ago della bilancia, una indicazione che potrebbe anche portare alla revoca del Cda.

“Marco Fossati, qualunque sia l’esito dell’assemblea di Telecom ‘ha vinto in ogni caso”, è il giudizio degli analisti di Deutsche Bank. “Fossati è riuscito a mettere a fuoco il conflitto di interessi, è molto probabile che alla scadenza naturale del board i soci italiani candideranno consiglieri indipendenti e infine – si legge in una nota – sta per finire in ogni caso l’era delle scatole cinesi in Italia, non solo per Telecom ma per tutto il sistema”.

“Ma al di là di tutto – puntualizza Fossati – chiediamo la revoca non solo per la questione del conflitto di interesse ma anche e soprattutto perché l’attuale consiglio ha distrutto il valore patrimoniale dell’azienda. E’ questo il punto focale”.

Fossati ha comunque ribadito che l’Assemblea “sarà un’occasione importante per ascoltare il mercato” “Se vogliamo rilanciare le aziende per attrarre investitori servono regole, trasparenza e visione di un progetto industriale con buona governance e buoni manager. Solo così troveremo investitori”. E ha anche sottolineato che è necessario in tal senso ricreare valore: “Il valore della società non è espresso sul valore di borsa considerato che il patrimonio netto di una società vale 80 centesimi e oggi siamo al di sotto di questo valore”.

“Abbiamo fatto proposta di visione. Se Telecom deve creare valore lo può fare attraverso 3 business unit”, ha detto Fossati ribadendo quanto sottolineato anche in un’intervista al Corriere delle Comunicazioni. In merito all’eventuale intervendo della Cassa depositi e prestiti ha puntualizzato che “la Cdp non deve intervenire nella holding della società, non è sua competenza salvare società private. Deve fare investimenti che abbiano un ritorno. Nella business unit dedicata alla rete Cdp potrebbe fare la sua parte coinvolgendo anche altri investitori come fondi previdenziali e fondi specializzati in investimenti in infrastrutture dove c’è ritorno sul lungo termine”.

“Su Telecom – è intervenuto Mucchetti – si giocano due partite: da un lato quella dei risparmiatori che hanno messo il loro denaro nell’azienda e dall’altro c’è la partita che attiene il futuro dell’azienda qualora si completasse il processo di acquisizione avviato, ma non concluso, da Telefonica”. Riguardo alla partita del risparmio Mucchetti ha sottolineato che “gli spagnoli stanno acquisendo un pezzettino di una società che ha il 22% del capitale ordinario, un perverso sistema che consente con poca spesa agli spagnoli di comandare su Telecom danneggiando tutti gli altri azionisti”. E sul conflitto di interessi in sud America ha evidenziato che “i paesi sud americani stanno facendo valere le loro ragioni più seriamente di quanto si fa in Italia” e che il rischio concreto è che “Telefonica farà vendere Tim Brasil a Telco, la gallina dalle uova d’oro”.

Riguardo alla modifica della normativa sull’Opa Mucchetti ha puntualizzato che “non è vero che si vuole modificare una norma che ha effetti retroattivi su diritti acquisiti. Il contratto Telco non ha data di chiusura: qui non solo manca la data del rogito, non non c’è neanche il preliminare”, ha detto Mucchetti portando come esempio le procedure di vendita degli immobili. “Fin quando non si decide, perché il Parlamento non avrebbe il diritto di intervenire? Sono arrivato in Parlamento adesso, se ci fossi arrivato prima mi sarei occupato prima della vicenda”.

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