Telecom Italia, i fondi puntano su Recchi

Glass Lewis e Iss raccomandano di votare il candidato di Telco alla presidenza e la lista di Assogestioni. Ma riconoscono a Findim il merito di aver aperto la strada verso la public company

Pubblicato il 01 Apr 2014

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Iss (Institutional shareholder services) punta su Giuseppe Recchi. Il proxy advisor internazionale, che a dicembre scorso si era schierato a favore della revoca del cda Telecom proposta dalla Findim di Marco Fossati, consiglia ai fondi, in vista dell’assemblea del gruppo tlc di metà aprile, di votare per la lista Assogestioni e per Giuseppe Recchi, candidato della lista Telco, alla presidenza. Il motivo – come spiega il proxy advisor in un report datato 31 marzo – è semplice: Recchi e Vito Gamberale, nome proposto da Findim, potrebbero entrambi “ricoprire bene la carica di presidente”, ma mentre il primo, appartenendo alla lista di maggioranza (Telco ha il 22,4% di Telecom), “sarà sicuramente votato in consiglio e quindi idoneo ad assumere la presidenza”, il secondo, “nonostante sia un candidato qualificato, potrebbe non essere eletto, considerando l’attuale struttura azionaria di Telecom e i risultati di voto passati”. Per i fondi è quindi “più sicuro votare per Recchi”: se Gamberale, primo nome della lista Findim (azionista con il 5% di Telecom), non dovesse essere eletto consigliere e Recchi fosse bocciato dagli azionisti, la decisione passerebbe all’assemblea e gli investitori che votano per delega non avrebbero visibilità sulla decisione finale. Quindi, conclude Iss, “ai fondi che votano per delega conviene conoscere il nome e il profilo del candidato che andra’ alla presidenza e Recchi possiede tutte le qualità per diventare presidente di Telecom”.

L’attuale presidente di Eni “è un candidato indipendente con l’esperienza e il profilo adatto”, anche se “non ha le competenze del settore tlc che ha Gamberale“. Il proxy advisor spiega anche la decisione di votare per Assogestioni: la lista contiene il nome di “un candidato indipendente con esperienza nel settore e nell’azienda”, Lucia Calvosa, che “ha dimostrato di essere non solo un consigliere indipendente sulla carta, ma anche un pensatore indipendente”. Inoltre, “la lista di minoranza è stata presentata da investitori istituzionali (italiani e internazionali), quindi, con interessi piu’ in linea con altri investitori istituzionali”. Proprio per alzare il numero di amministratori eletti dalle minoranze, Iss consiglia un cda a 11 membri.

Iss riconosce comunque a Fossati di aver aperto la strada al percorso che porterà Telecom a diventare uan public company; nel report si sottolinea l’importanza che l’elezione del presidente avvenga in Assemblea, come forte elemento di democrazia per tutti gli azionisti, riconoscendo a Findim il merito di aver chiesto tale passaggio assembleare.

E anche Glass Lewis preferisce il candidato di Telco. Il proxy advisor Glass Lewis raccomanda il voto alla lista Assogestioni e Giuseppe Recchi alla presidenza di Telecom Italia . L’advisor ritiene che su Vito Gamberale, candidato da Marco Fossati pesi il rischio di un potenziale conflitto di interessi. Gamberale è presidente del fondo F2i, azionista di riferimento di Metroweb, società che offre in affitto fibra ottica spenta a diversi operatori del settore tra cui Telecom Italia.

Telco, in vista dell’assemblea del 16 aprile, ha presentato una lista di maggioranza e Recchi alla presidenza. Fossati e Assogestioni hanno presentato una lista di minoranza. Il numero uno di Findim ha chiesto però un presidente di garanzia nominato tra le minoranze e ha indicato Gamberale. La lista che raccoglie il maggior numero di voti in assemblea ha diritto di nominare quattro quinti del consiglio. L’assemblea voterà liste di candidati a consiglieri e il presidente.

Nell’assemblea di dicembre i fondi – Glass Lewis e Iss – avevano invece raccomandato di votare la revoca del cda, consigliando di dare un voto di sostegno alla lista di Assogestioni.

“A dispetto dell’instabilità causata da un eventuale cambio ai vertici – sosteneva allora Glass Lewis – Findim ha dimostrato che sono i maggiori i benefici derivanti dal rinnovo del board che quelli legati al mantenimento dello status quo. Riteniamo che Findim abbia sottoposto un caso convincente, indicando che il consiglio abbia, come minimo, intrapreso di recente diverse iniziative che sembrano favorire Telefonica e la sua posizione competitiva a spese di Telecom e degli investitori non affiliati”.

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