L’Italia sta compiendo significativi passi avanti verso alcuni obiettivi del Digital decade europeo fissati per il 2030. Il nostro Paese eccelle sul fronte della connettività, con il raggiungimento dei target sul 5G previsto già nel 2025 e quelli su Fttp e Vhcn entro il 2028. Bene anche la digitalizzazione dei servizi pubblici, che vedrà completati entro il 2027 i servizi per i cittadini e l’accesso alle cartelle cliniche elettroniche. Tuttavia, restano forti ritardi: agli attuali ritmi l’Italia dovrà attendere l’anno 2152 per la digitalizzazione delle Pmi e il 2481 per le skill digitali.
Sono questi alcuni dei risultati del rapporto “Sui bit della competitività. Competenze e infrastrutture digitali per un’Italia che guarda al futuro” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), nell’ambito dell’Osservatorio annuale sulle reti e i servizi di nuova generazione. Lo studio, giunto alla diciassettesima edizione, è stato presentato a Roma nel corso di un convegno pubblico a cui hanno preso parte numerosi relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo delle imprese. L’Osservatorio è stato promosso in collaborazione con Amazon, Energee3, Eolo, Google, Inwit, Open Fiber, Qualcomm, Wind Tre e con la media partnership di Askanews.
Indice degli argomenti
Digitale, I-Com: Italia fra progressi e ritardi
Secondo le proiezioni I-Com il percorso dell’Italia verso gli obiettivi digitali europei al 2030 mostra progressi ma anche forti ritardi. Sul fronte della digitalizzazione delle imprese, il nostro Paese è al quintultimo posto in Europa con il 27,2% contro una media Ue del 34,3%.
Fondamentale in questo senso una formazione continua del personale per sviluppare competenze Ict, ma solo il 17,9% (rispetto al 22,3% europeo) delle aziende offre corsi dedicati ai dipendenti. Le pmi italiane restano lontane dal target del 90% di digitalizzazione con il 70,2% attuale e una crescita quasi ferma. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto solo nell’anno 2152.
Anche le competenze digitali dei cittadini aumentano lentamente (+0,2% nel 2024), con un traguardo previsto addirittura nel 2481. Inoltre, gli specialisti Ict rappresentano solo il 4% dell’occupazione totale nel 2024. Mantenendo il ritmo attuale, si arriverebbe all’8,4% auspicato solo nel 2110.
Sul versante dei servizi pubblici digitali l’Italia raggiunge il 69,4%, poco sotto la media Ue (74,5%), ma la percezione di utilità è alta: il 60% degli italiani ritiene che la digitalizzazione dei servizi pubblici e privati renda la vita “più facile” e un ulteriore 13% la giudica “molto più facile”. Oltre sette italiani su dieci colgono un beneficio diretto dalla digitalizzazione dei servizi. L’identità digitale è in espansione, usata dal 39% degli italiani (contro il 36% europeo). Gli indicatori di digitalizzazione dei servizi pubblici segnano un punteggio di 85,57 per i cittadini (+22,4%) e 80,93 per le imprese (+6,1%). Il target potrebbe essere quindi centrato nel 2027 per i cittadini e nel 2031 per le imprese.
Stefano da Empoli: “5G e data center strategici per il Paese”
“La digitalizzazione rappresenta il motore della trasformazione economica e sociale: l’Italia sta (lentamente) colmando il divario con l’Europa, ma serve rafforzare decisamente il livello di competenze digitali e investire di più nella diffusione delle tecnologie avanzate tra la popolazione e tra le imprese, sostenendo in particolare le pmi”, commenta il presidente di I-Com Stefano da Empoli. “Inoltre, è necessario rendere la Pubblica Amministrazione davvero digitale, efficiente e vicina ai cittadini e allo stesso tempo fornitrice di dati che possano abilitare l’innovazione di startup e aziende”.
“Alle PA, in particolare a quelle locali – prosegue da Empoli -, spetta anche respingere le opposizioni minoritarie ma spesso vocali che riguardano infrastrutture strategiche per il Paese, dal 5G e dalla banda ultralarga ai data center, naturalmente nella massima garanzia della trasparenza amministrativa e delle leggi a tutela di ambiente e salute. Solo così potremo costruire un ecosistema digitale capace di coniugare tutela delle persone, sostenibilità e competitività nel nuovo scenario europeo e internazionale”.
La domanda di connettività e la percezione dei data center
I-Com ha condotto la consueta indagine sulla domanda di connettività in Italia, che quest’anno si estende a conoscenze digitali e percezione dei data center, dalla quale si sottolinea come circa il 60% del campione si consideri “abbastanza competente” in tema digitale e il 30% “molto competente”, mentre solo il 7% si ritenga “poco competente”.
L’apprendimento avviene soprattutto in modo autonomo (58%) o con l’aiuto di familiari e amici (43%), e solo il 16% partecipa a corsi strutturati. Un rispondente su quattro ha dichiarato di avere appreso nuove informazioni grazie all’intelligenza artificiale generativa, segno della sua crescente importanza come strumento informativo e formativo. Al contrario, i corsi dedicati (online o in presenza) risultano poco diffusi, scelti solo dal 16,6%.
Quanto al ruolo delle istituzioni, la maggioranza degli intervistati chiede un ulteriore impegno pubblico attraverso campagne nazionali di sensibilizzazione (42,6%), corsi gratuiti universitari (41,3%) e tutorial online (31,8%). Inoltre, il 27,5% auspica obblighi formativi per le imprese accompagnati da incentivi fiscali.
Rispetto alla percezione dei cittadini-consumatori circa la presenza dei data center nel loro territorio, dalla ricerca è emerso che quasi la metà dei rispondenti non ha notizia di queste strutture nel proprio territorio, a cui si aggiunge oltre un quinto che considera questa tematica non di suo interesse. Tra coloro che invece esprimono un’opinione, prevale la percezione positiva (25,9%) rispetto a quella negativa (5,7%). Nel complesso si evidenzia una quota di consenso favorevole, dove oltre la metà ne sottolinea i benefici economici in termini di nuovi investimenti per il territorio (51,8%) e impatto positivo sull’occupazione (40%).
L’I-Com Ultrabroadband Index, l’Italia perde tre posizioni
Secondo l’I-Com Ultrabroadband Index (IBI) 2025, l’indice sintetico elaborato dall’Istituto per la Competitività che ha lo scopo di fotografare lo sviluppo delle reti e dei servizi digitali nei mercati nazionali europei, i Paesi Bassi conquistano la prima posizione a discapito della Danimarca, seguita a sua volta Svezia e Belgio. La performance italiana vede la perdita di tre posizioni scendendo al quattordicesimo posto a causa di molteplici fattori.
Se, da un lato, il Paese ha un’elevata copertura delle reti mobili – nello specifico una copertura 5G, anche se prevalentemente non standalone, sulla banda di spettro 3.4-3.8 GHz dell’93% nelle aree urbane e del 74% in quelle rurali – dall’altro, i passi in avanti compiuti nella copertura delle reti fine to the premises (Fttp) e Fixed very high-capacity networks (Vhcn) non sono ancora sufficienti a colmare il gap europeo. Tuttavia, se l’offerta di connettività è molto sviluppata, dal lato della domanda il 5G fatica a decollare.
L’intelligenza artificiale adottata dall’8,2% delle imprese italiane
L’adozione dell’intelligenza artificiale da parte di aziende e cittadini cresce rapidamente a livello globale ed europeo, e anche in Italia si registra un’accelerazione significativa. Nel 2024 l’8,2% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza tecnologie Ai, contro il 5% del 2023. Nonostante il progresso, l’Italia resta indietro rispetto alla media Ue (13,5%) e alla Germania (19,7%).
L’Ai generativa è sempre più diffusa: il 20% delle aziende la impiega, il 43% è in fase di sperimentazione e il 28% ne valuta l’uso futuro. Anche la popolazione mostra crescente interesse: in Italia il 25,8% degli adulti usa strumenti IA, contro il 41,7% dell’Irlanda e il 40,9% della Francia.
L’indagine condotta da I-Com e ByTek, che prende in considerazione per il terzo anno consecutivo cinque Paesi (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Spagna), indica come l’interesse collettivo per l’Ai sia cresciuto costantemente, raggiungendo nuovi picchi in particolare nel secondo trimestre del 2025. Tuttavia, è la Germania a guidare l’Europa per ricerche sull’argomento (oltre 800.000 ogni 100.000 abitanti), mentre l’Italia è ultima con poco più di 160.000.
Sul fronte del lavoro, gli Stati Uniti mostrano i volumi di ricerca più elevati, ma l’Italia segue con 38,1 ricerche ogni 100.000 abitanti. Con un importante distacco nella classifica europea, la popolazione italiana ha manifestato il maggior interesse sia verso i vantaggi che i rischi associati all’uso di applicativi di Ai, con oltre 50 ricerche per i benefici e 20 per i rischi ogni 100.000 abitanti.
L’offerta formativa universitaria sull’AI
Il rapporto contiene anche i risultati del nuovo monitoraggio I-Com sull’offerta formativa universitaria italiana dedicata all’intelligenza artificiale. Per l’anno accademico 2025/2026 sono stati rilevati un totale di 1.143 tra insegnamenti singoli, corsi di laurea, master e progetti di ricerca in dottorato in tema di Ai.
In particolare, l’offerta specializzata comprende 226 progetti di ricerca in dottorato, 40 lauree magistrali, 17 lauree triennali e 17 master di I e II livello. L’offerta non specializzata conta invece 786 insegnamenti all’interno di corsi di laurea più ampi, 26 insegnamenti nei master e 14 corsi singoli nei dottorati di ricerca.
Per quanto concerne la distribuzione a livello regionale, l’offerta è molto disomogenea: il Lazio guida con 85 corsi specializzati, seguito da Toscana (38) e Campania (36). In rapporto al numero di università, spiccano Liguria, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Molise, Basilicata e Valle d’Aosta non offrono corsi specifici sull’IA. La Lombardia è prima per lauree magistrali (8), seguita dal Lazio (7), che primeggia anche nelle lauree triennali e nell’offerta post-laurea (64 dottorati e 8 master). Campania, Emilia-Romagna e Toscana seguono per numero di progetti di ricerca.
Sul fronte dell’offerta non specializzata, la Lombardia resta in testa con 185 insegnamenti, seguita da Lazio (103) ed Emilia-Romagna (92); quest’ultima risulta la più virtuosa in termini relativi, con 23 insegnamenti per università.



































































