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Big tech pigliatutto: Amazon & co valgono il 17,5% dell’S&P 500

Le compagnie accentrano una capitalizzazione enorme in confronto alle altre aziende quotate negli Usa. Ma i consulenti ne evidenziano la vulnerabilità e consigliano di diversificare il portafoglio: crescono gli investimenti nei fondi “sostenibili”

Pubblicato il 29 Gen 2020

Patrizia Licata

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Le cinque aziende americane con la più alta capitalizzazione di BorsaApple, Microsoft, Alphabet (capogruppo di Google), Amazon e Facebook – hanno esteso enormemente il loro peso all’interno dell’S&P 500: le Big Tech rappresentano il 17,5% del valore dell’indice. “Una proporzione del genere non si è mai vista, nemmeno durante la bolla della new economy”, ha scritto l’equity strategist di Morgan Stanley, Mike Wilson.

L’intero valore di mercato dell’S&P 500 è di 27,3 trilioni di dollari. Apple e Microsoft hanno ciascuna capitalizzazioni sopra il trilione, Amazon e Alphabet inseguono con capitalizzazioni di oltre 900 miliardi di dollari ciascuna.

Big Tech in fase “toro”. Ma sono vulnerabili

La crescita di valore delle Big Tech all’interno dell’indice S&P500 vuol dire che molti investitori passivi scommettono pesantemente sulle aziende tecnologiche, visti i risultati e la solidità del business. E sono stati premiati: l’S&P 500 è salito del 31% l’anno scorso, la prestazione migliore dal 2013. Apple, che da sola rappresenta il 4,9% dell’indice, è cresciuta dell’86% nel 2019, mentre Microsoft, che costituisce il 4,6% del valore dell’indice, ha compiuto un balzo del 55%, secondo i dati riportati da Cnbc.com. Ma gli analisti finanziari avvertono: c’è un rischio di sovraesposizione ed è bene diversificare il portafoglio di investimenti.

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Il mercato è ora nella fase toro e giustamente gli investitori sono entusiasti. Ma i fattori di incertezza che possono indebolire il mercato sono tanti, compreso il recente allarme coronavirus che rischia di bloccare ìattività commerciali e eventi di business. Ci sono anche le dispute commerciali, le incertezze politiche e le tensioni geopolitiche. I titoli tecnologici tendono ad essere i più vulnerabili e volatili; sono inoltre esposti a un rischio specifico del loro settore: la regulation. Sia negli Usa che in Europa le Big Tech sono sotto lo scrutinio del regolatore per questioni antitrust e per l’adeguamento alle norme della privacy. Un’eventuale decisione avversa alle aziende tecnologiche avrebbe ripersussioni sulle loro azioni.

Come diversificare, tra FANG+ e fondi ESG

Gli advisor finanziari consigliano di spostare parte degli investimenti nei fondi che usano gli indici “equally weighted” (costruiti in modo tale che ciascun titolo all’interno del paniere pesi allo stesso modo) anziché solo quelli “value weighted” (basati sulla capitalizzazione) per ridurre il rischio e diversificare gli investimenti.

Per chi non vuole rinunciare a investire nelle remunerative aziende tecnologiche ci sono altri colossi su cui puntare: Netflix, Ndvia o Tesla (che non è nell’S&P500) sono considerate dagli analisti “hot tech stocks” al di fuori delle cinque Big Tech. Anche Alibaba e Baidu, non parte dell’S&P500 perché hanno sede in Cina, sono una buona scommessa. Questi dieci big sono stati raggruppati dai consulenti di Rex Shares nella sigla FANG+ e la raccomandazione è di investire in tutti e dieci.

Al di fuori dell’hitech, molti analisti consigliano di puntare sui fondi di investimento sostenibili, focalizzati sui temi dell’energia verde e della corporate governance, una categoria nota con la sigla ESG (environmental, social and governance). Secondo Jon Hale, head of sustainability research di Morningstar, nel 2019 circa 17,7 miliardi di dollari sono stati investiti in fondi che raggruppano titoli di aziende attive nei settori ESG, più del triplo di quanto è stato investito nel 2018 e che già rappresentava una cifra record.

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