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Russia, giro di vite su Google & Co: in arrivo maxi sanzioni

Mosca pronta a innalzare fino all’1% del fatturato annuale locale le multe per le big tech che non rispettano la legge sul trattamento dei dati. Resterebbe intatto il potere di “blocco” dei servizi online: a rischio anche Facebook e Telegram

Pubblicato il 26 Nov 2018

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La Russia è pronta a inasprire le multe inferte alle aziende tecnologiche che non si adeguano alla normativa nazionale su privacy e Internet, alzando il pressing regolatorio sui colossi americani come Facebook e Google ma anche sui player nati da imprenditori locali come Telegram. Lo riportano fonti confidenziali sentite da Reuters.

Da circa cinque anni Mosca ha reso più severa la regolamentazione sul mondo online: i motori di ricerca sono obbligati a cancellare alcuni dei risultati della search, i servizi di messaggistica devono rendere note le chiavi della cifratura alle autorità preposte alla sicurezza nazionale e i social network devono conservare i dati personali degli utenti russi in data center localizzati nel paese.

Un nuovo documento preparato dal governo di Vladimir Putin e inviato alle aziende attive in Russia per una consultazione prevede multe più pesanti per chi non si adegua: al momento, le sanzioni che le autorità russe possono imporre equivalgono a qualche migliaio di dollari o al blocco dei servizi online che violano la legge, ma quest’ultima opzione è spesso non percorribile per difficoltà tecniche, sottolineano le fonti di Reuters. La proposta del governo è ora di alzare le sanzioni all’1% del fatturato annuale generato in Russia, una percentuale che potrebbe rivelarsi gravosa: la filiale russa di Google, per esempio, ha un fatturato di 45,2 miliardi di rubli nel 2017 o 687 milioni di dollari (riporta il database Spark), il che vorrebbe dire, in caso di violazioni dimostrate, una sanzione da quasi 7 milioni di dollari. Oggi rischia al massimo 700.000 rubli o 10.500 dollari.

Inoltre, la proposta del governo consentirebbe di imporre più multe, ciascuna relativa a una violazione diversa. Le autorità russe manterrebbero il potere di bloccare i servizi online che non osservano le norme.

Una delle fonti sentite da Reuters è un’azienda tecnologica estera che ha ribadito che l’impatto di multe di queste proporzioni sarebbe pesante, anche se spesso le aziende tecnologiche straniere non hanno sede legale in Russia e l’attuazione della norma sarebbe complessa. Un’altra delle fonti appartiene a una lobby del mondo hitech e ha affermato che le multe più alte sarebbero accettate solo se il governo rinunciasse al potere di bloccare i servizi non compliant.

Il regolatore del settore delle telecomunicazioni, l’agenzia di Stato Roscomnadzor, ha più volte accusato Facebook e Google di essere “fuorilegge” e ha chiesto il blocco del servizio di messaggistica Telegram, che usa potenti strumenti di cifratura.

Google, in particolare, è stata accusata di non aver ottemperato alla richiesta di rimuovere risultati di ricerca relativi a organizzazioni vietate in Russia. Facebook sta invece trattando col regolatore perché non ha ancora spostato in Russia i server in cui conserva i dati personali degli utenti russi. A maggio scorso Roskomnadzor ha annunciato una procedura per verificare che il social network stia rispettando le leggi russe sulla privacy; l’attività di controllo dovrà concludersi entro dicembre e potrebbe coinvolgere anche Whatsapp.

Nella lunga disputa col governo russo, l’app di messaggistica Telegram si è detta di recente pronta a fornire alle autorità statali l’indirizzo IP e il numero di telefono delle persone sospettate di terrorismo, ma ha ribadito che si rifiutar di cedere le chiavi per decriptare i messaggi dei suoi utenti.

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