IL CASO

Tech war, Putin affila le armi e mette al bando gli iPhone

I dipendenti del Cremlino dovranno sostituire i loro telefoni entro fine mese. Un’annuncio alla vigilia dell’incontro con Xi Jinping e non casuale visto l’attrito Cina-Usa sulle tecnologie. Il ban degli americani su TikTok sta impattando a catena su altri Paesi. E il dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine per spionaggio

Pubblicato il 20 Mar 2023

putin

L’alta tensione Usa-Russia si ripercuote anche sul fronte hitech, con il Cremlino che mette al bando gli iPhone per i dipendenti pubblici perché potrebbero – sostengono le autorità russe – essere vulnerabili al cyber-spionaggio occidentale. Il ban, secondo quanto riporta il quotidiano russo Kommersant citando fonti a conoscenza della decisione, si rivolge ai funzionari coinvolti nella preparazione delle elezioni presidenziali del 2024. 

L’amministrazione del presidente Vladimir Putin avrebbe chiesto di smettere di usare gli smartphone prodotti dall’americana Apple entro il 31 marzo per timore che possano essere violati dalle intelligence straniere per carpire dati sulla prossima tornata elettorale russa.

Russia, solo smartphone “sicuri”

La richiesta è stata presentata durante un recente seminario dal primo vice capo dell’amministrazione presidenziale, Sergei Kiriyenko, che ha chiesto ai dipendenti di sostituire gli iPhone entro il 1 aprile. Secondo quanto riportato da Kommersant, il Cremlino potrebbe acquistare nuovi smartphone sicuri per i suoi dipendenti.

“È finita per gli iPhone: gettateli o dateli ai bambini”, ha affermato Kiriyenko. “Sarà così per tutti entro marzo”.

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov non ha voluto commentare la notizia, ma ha comunque riferito che ”chiaramente gli smartphone non devono essere utilizzati per scopi ufficiali o per inviare documenti classificati. Non importa quale sistema adottino, se Android o iOs”.

Usa, TikTok sotto inchiesta 

Non si placa intanto un secondo fronte della tech war, quella tra Stati Uniti e Cina, ormai aperto da anni. Da questo punto di vista l’amministrazione di Joe Biden appare allineata con quella del predecessore Donald Trump. Nel mirino la piattaforma dei video TikTok: il Dipartimento di giustizia ha aperto un’indagine su ByteDance, la società cinese proprietaria del social media, perché i suoi dipendenti avrebbero usato l’app per tracciare giornalisti americani. Lo riporta Forbes, ripreso da diversi altri media anglosassoni.

L’inchiesta è condotta dall’Fbi e dal procuratore del distretto orientale della Virginia. Le autorità hanno chiesto a ByteDance informazioni su come il suo staff ha utilizzato TikTok per reperire dettagli sulla localizzazione di giornalisti americani e altri dati privati. Una cronista del Financial Times, Cristina Criddle, che ha scritto una serie di articoli relativi alle condizioni di lavoro nell’ufficio della società cinese a Londra, sarebbe stata oggetto di sorveglianza: dipendenti di ByteDance negli Usa e in Cina avrebbero ottenuto i suoi indirizzi Ip e altri dati personali per verificare se fosse venuta in contatto con dipendenti di TikTok.

Anche un giornalista di BuzzFeed e una di Forbes sarebbero stati oggetto di sorveglianza. Il New York Times riporta che l’inchiesta sarebbe stata avviata lo scorso anno e sarebbe legata a un’ammissione della stessa ByteDance, che aveva detto, a dicembre, che alcuni suoi dipendenti hanno ottenuto dati di utenti americani di TikTok, inclusi dei giornalisti.

ByteDance ha commentato ora dicendo di “condannare le azioni degli individui coinvolti” (che – ha chiarito – “non lavorano più per ByteDance”) e ha affermato che sta conducendo un’indagine interna e cercando di prevenire altre falle nella tutela della privacy degli utenti.

I dipendenti di TikTok coinvolti nell’inchiesta sono accusati di essere entrati negli account di alcuni giornalisti, allo scopo di individuare chi fosse stato a fornire ai media informazioni interne alla compagnia. Due dei dipendenti sotto accusa si trovano in Cina.

Alta tensione sul social cinese

Sull’onda di quanto avvenuto negli Usa, la Commissione europea ha messo al bando TikTok sui dispositivi dei dipendenti pubblici e anche l’Italia sta valutando lo stop. Regno Unito, Canada e Australia si sono mossi nella stessa direzione, seguiti ora anche dalla Nuova Zelanda, dove il divieto riguarda tutti i dispositivi con accesso alla rete parlamentare e entrerà in vigore il 31 marzo. “La decisione è stata presa sulla base delle analisi dei nostri stessi esperti, dopo una discussione con i nostri colleghi di governo e internazionali”, fa sapere il governo neozelandese.

Ma l’escalation dell’amministrazione di Joe Biden è andata oltre, con la minaccia di un divieto nazionale per TikTok e l’obiettivo ultimo di far uscire i cinesi dalla proprietà della piattaforma.

La portavoce di TikTok, Brooke Oberwetter, ha detto a Reuters che la società ha recentemente sentito il comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius), guidato dal Tesoro Usa, che ha chiesto ai proprietari cinesi dell’app di vendere le loro azioni, altrimenti rischiano un possibile divieto statunitense dell’app video.

La replica di TikTok

Negli Usa TikTok ha oltre 100 milioni di utenti. Il 60% delle azioni di ByteDance è di proprietà di investitori globali, il 20% dei dipendenti e il 20% dei suoi fondatori. Il Cfius, potente organismo di sicurezza nazionale che controlla la provenienza degli investimenti esteri, ha raccomandato all’unanimità nel 2020 che ByteDance disinvestisse TikTok.

“Se proteggere la sicurezza nazionale è l’obiettivo, il disinvestimento non risolve il problema: un cambio di proprietà non imporrebbe nuove restrizioni ai flussi di dati o all’accesso”, ha detto Oberwetter.

Da parte sua la Cina ha esortato gli Stati Uniti a porre fine agli “attacchi ingiustificati” contro l’applicazione TikTok. Washington “non ha finora fornito alcuna prova che TikTok minacci la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce diplomatico cinese Wang Wenbin.

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