IL RAPPORTO

Web tax, Ue: “No a regimi speciali per le società digitali”

La task force voluta dal Commissario al fisco Algirdas Semeta: “Servono regole semplici, stabili e neutrali”. Neelie Kroes: “Evitare criteri punitivi e assicurare uguale trattamento”

Pubblicato il 29 Mag 2014

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Google & Co.: no a una tassa ad hoc, sì a un nuovo regime fiscale neutrale e complessivo in grado di prevedere un giusto contributo anche dalle aziende di Internet. Nel mirino soprattutto l’apparato burocratico europeo. Sono queste le conclusioni del lavoro del gruppo di esperti della Commissione Ue sulla tassazione dell’economia digitale, che respinge l’ipotesi di condizioni fiscali ad hoc per le società digitali nei singoli Paesi dell’Unione. “Si devono applicare o adattare regole generali in modo che vengano trattate come le altre aziende”.

Nelle sue conclusioni il gruppo di esperti Ue dimostra di andare nella stessa direzione del lavoro svolto finora dall’Ocse con il progetto sul Base erosion profit shifting (Beps) che si pone l’obiettivo di contrastare l’illegalità in questo campo sul piano internazionale, e di arrivare a una serie di accordi entro la fine del prossimo anno.

Il gruppo di esperti riunisce esperti, docenti universitari, rappresentanti del mondo delle imprese da Portogallo, Francia, Regno Unito, Germania, Estonia, Irlanda e Svezia.

“L’economia diventa digitale, la digitalizzazione di prodotti e servizi accorcia le distanze, aumenta la mobilità, offre opportunità per innovazione e investimenti e lavoro, e quindi è una grande opportunità per l’Europa che può rafforzare crescita e occupazione se realizza un mercato unico del digitale – recita il rapporto dei tecnici che hanno ricevuto dal Commissario al fisco Algirdas Semeta l’incarico di elaborare un’analisi dettagliata della situazione -. La tecnologia è anche un mezzo per contrastare l’evasione fiscale e abbassare i costi amministrativi”.

I principi che dovrebbero guidare la tassazione internazionale, secondo le conclusioni del gruppo di esperti, dovrebbero basarsi su criteri “semplici, stabili e neutrali”, con gli incentivi che dovrebbero essere usati con cautela, e “ogni deviazione dalla neutralità e semplicità deve essere giustificato da problemi sul mercato”.
“Non possiamo ignorare la sfida di tassare in modo equo prodotti ed aziende digitali, ma dobbiamo farlo in un modo che continui ad incentivare l’innovazione – commenta il commissario Ue all’agenda digitale Neelie Kroes -. L’innovazione digitale non dev’essere guardata unicamente come una sfida dal punto di vista fiscale ma soprattutto come una soluzione per la semplificazione, la trasparenza e l’innovazione”.

In Italia nelle scorse settimane il tema era tornato all’ordine del giorno con la richiesta di Paolo Romani e Maurizio Gasparri al Governo di prendere in considerazione l’opportunità di inserire la Web tax in Italia, mentre Paolo Coppola (Pd) sosteneva la necessità che della questione di ci occupasse in ambito comunitario.

In Italia l’abrogazione della Tassa risale al 6 marzo, quando è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto legge che cancellava l’articolo 1 comma 33 della legge di stabilità che introduceva la tassa. Da allora alcuni parlamentari, tra i quali Sergio Boccadutri (Sel) hanno riportato la questione in primo piano, ma l’orientamento prevalente al momento è quello di lasciare che sia l’Unione europea a dirimere la questione.

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