GIG ECONOMY

Riders, a Firenze il primo contratto nazionale

Filt, Fit e Uiltrasporti firmano l’accordo con la piattaforma di food delivery Laconsegna: riconosciuta ai fattorini la natura di lavoro subordinato e l’applicazione del Ccnl della logistica. In cantiere 200 assunzioni. I sindacati: “Modello da seguire in tutta Italia”

Pubblicato il 10 Mag 2019

riders

Un contratto a tempo indeterminato con diritti e tutele. Arriva il primo accordo in Italia che disciplina il lavoro subordinato per i riders, firmato da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti di Firenze con Laconsegna, azienda di food delivery attiva nel capoluogo toscano. La novità principale è l’applicazione del Ccnl merci, logistica e spedizioni.

I rider in organico  a Firenze attualmente sono una ventina, presi dal bacino dei ciclofattorini che lavoravano in città per altri grandi piattaforme. Ma secondo i piani di azienda e sindacati, nelle prossime settimane si dovrebbe arrivare a ben duecento assunzioni a tempo indeterminato. Nel frattempo è già stata costituita la Rsa aziendale.

L’accordo riconosce i rider come lavoratori subordinati con diritto all’applicazione del contratto nazionale, al pagamento delle ore effettivamente lavorate e non in base alle consegne, alla retribuzione mensile e al riconoscimento di tutti i diritti e tutele che il Ccnl attribuisce a tutti i lavoratori del settore (busta paga, ferie, malattia). E soprattutto, si stabilisce che il rischio d’impresa, legato alla vendita dei prodotti e alle conseguenti consegne, non sia a carico dei lavoratori, bensì dell’impresa stessa.

Dopo mesi di trattative – affermano i sindacati – siamo riusciti a far emergere tanti ciclofattorini dal lavoro nero, sottopagato o con forme contrattuali sbagliate e improprie. Ora bisogna avanti per l’estensione di questo accordo da questa prima azienda a tutte le aziende del settore a Firenze e in Toscana”.

“La contrattazione di secondo livello è una strada giusta da intraprendere per affermare i diritti e le tutele dei rider – puntualizza Michele De Rose segretario nazionale della Filt Cgil Michele De Rose commentando l’accordo – La cornice nazionale c’è ed è rappresentata dal contratto nazionale logistica, trasporto merci e spedizioni che riconosce i diritti e le tutele, riconducibili al rapporto di lavoro subordinato, dalla retribuzione alla malattia; mentre a livello territoriale si può intervenire, come a Firenze, di concerto con le piattaforme, con accordi legati alle esigenze locali per cogliere le specificità dei vari contesti urbani dove circolano tutti i giorni i lavoratori a bordo di biciclette e motorini”.

“Ora ci auguriamo – dice il sindacalista – che l’accordo raggiunto a Firenze faccia da apripista ad altri accordi territoriali per far emergere forme di lavoro irregolare e affermare, superando sfruttamento e lavoro a cottimo e senza ricorrere ad interventi legislativi, la qualità del lavoro con la sicurezza e i diritti, proteggendo e valorizzando il lavoro dei rider nell’era della gig economy”.

Le intenzioni del governo

Nelle scorse settimane il ministro al Lavoro e Sviluppo economico aveva annunciato l’intenzione di inserire la norma sui riders sul provvedimento relativo al salario minimo oppure nel procedimento di conversione del decreto Crescita che dovrà passare lunedì al vaglio della Camera.

La proposta di legge del Pd

I deputati dem hanno presentato una proposta di legge basata su 4 articoli cardine. L’obiettivo è assicurare adeguate condizioni retributive e di favorire il pieno rispetto della dignità, della salute, della sicurezza e della trasparenza nello svolgimento dell’attività lavorativa svolta mediante piattaforme digitali.

Il Pd propone di estendere l’obbligo assicurativo contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. In alternativa, così nella proposta, si può ricorrere a forme di assicurazione privata, a condizione che siano migliorative rispetto a quelle dell’assicurazione obbligatoria pubblica.

Oltre all’assicurazione sugli infortuni sul lavoro, poi, il responsabile della piattaforma digitale è tenuto ad assicurare il lavoratore dalla responsabilità civile nel caso di danni causati a terzi nel corso dello svolgimento dell’attività, strumenti di protezione conformi alla disciplina in materia di salute e sicurezza, provvedendo alle spese di manutenzione dei mezzi di lavoro.

Nel contratto di lavoro dovranno comparire clausole volte a garantire la protezione dei dati personali, come ad esempio, la disattivazione della geolocalizzazione dei lavoratori nelle fasi non attinenti il lavoro e la sospensione del servizio in caso di condizioni climatiche straordinarie.

L’articolo 3 della proposta di legge riguarda l’equità salariale: i responsabili delle piattaforme devono garantire una retribuzione oraria non inferiore ai minimi tabellari definiti dagli accordi collettivi di settore. Questi accordi sono sottoscritti dalle organizzazioni sindacali nazionali comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale.

Le iniziative delle Regioni

n attesa della norma nazionale a muoversi sono state le Regioni. L’ultima, in ordine di tempo, la Toscana: a marzo l’assemblea ha approvato un atto riguardante i diritti dei nuovi lavoratori digitali. La mozione impegnerà la giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Parlamento e del governo nazionale, per intervenire a colmare un vuoto normativo che, secondo i promotori dell’atto, rischia di cancellare i diritti dei lavoratori digitali della cosiddetta gig economy, a partire dall’individuazione di un salario minimo e passando anche dalla tutela della salute e della sicurezza del lavoratore.

L’atto impegnerà l’esecutivo, inoltre, ad attivarsi per verificare quali spazi possa avere la Regione Toscana nell’intraprendere misure di politiche attive sul lavoro di queste nuove tipologie, valutando anche l’approvazione di una Carta dei diritti dei lavoratori digitali.

Prima della Toscana a tracciare una via verso i diritti è stata la Regione Lazio che ha varato la prima legge in Italia a tutela dei lavoratori digitali. Con la nuova normativa si riconosce la tutela dei lavoratori in caso di infortunio sul lavoro e malattie professionali; si assicura la formazione in materia di sicurezza; si dispone a carico delle piattaforme l’assicurazione per infortuni, danni a terzi e spese di manutenzione per i mezzi di lavoro; si introducono norme sulla maternità e sulla previdenza sociale; si ribadisce il rifiuto del compenso a cottimo e si introduce un’indennità di prenotazione nel caso in cui il mancato svolgimento dell’attività di servizio non dipenda dalla volontà del lavoratore.

Per quanto riguarda la definizione della paga base e premialità si rimanda invece alla contrattazione collettiva, superando l’attuale situazione in cui sono esclusivamente i datori di lavoro a dettare le condizioni economiche.

La Legge prevede, inoltre, la realizzazione di un Portale del lavoro digitale a cui si possono iscrivere lavoratori e piattaforme e che permette di godere degli strumenti e contributi messi a disposizione dalla Regione Lazio.

Sarà invece la nuova Consulta regionale del lavoro digitale a permettere il continuo aggiornamento dei temi e della consultazione tra le parti. Alla Consulta, inoltre, spetta l’elaborazione di una Carta dei diritti dei lavoratori digitali con l’obiettivo di promuovere principi, regole e tutele a garanzia dei lavoratori e delle piattaforme nonché di sostenere il principio di consumo responsabile. Per il biennio 2019-2020 sono messi a disposizione 2 milioni e 100 mila euro per le politiche di assistenza e per la realizzazione del portale dedicato.

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