IL CASO

Facebook, si allarga il caso datagate. Ora indaga anche l’Fbi

Fuoco incrociato di enti federali (anche Sec, dipartimento di Giustizia e Federal trade commission) per chiarire tempi e modi della condivisione di dati con Cambridge Analytica e verificare eventuali violazioni da parte di Facebook su privacy e trasparenza

Pubblicato il 03 Lug 2018

zuckerberg-facebook

Si allarga l’inchiesta federale aperta dagli Stati Uniti sulla condivisione di dati tra Facebook e Cambridge Analytica: l’indagine già aperta dal dipartimento di Giustizia e dalla Federal trade commission coinvolge ora anche l’Fbi e la Sec, l’autorità di vigilanza sui mercati. Lo riporta il Washington Post in base a fonti confidenziali.

Al centro dell’inchiesta, ancora in corso, c’è la condivisione dei dati personali di 71 milioni di utenti americani del colosso dei social media con la società di consulenza politica che ha lavorato anche per la campagna presidenziale di Donald Trump. Un mese fa già il New York Times riportava che Fbi e Dipartimento della Giustizia si erano messe al lavoro per ricostruire le relazioni economiche e le attività di data mining di Cambridge Analytica, ma ora, spiegano i media Usa, l’indagine riguarda ora specificamente Facebook, non l’ormai sciolta società di marketing, e l’inchiesta a quattro serve anche a verificare la conformità e trasparenza della comunicazione pubblica dell’azienda di Mark Zuckerberg a utenti, azionisti e regolatori.

La condivisione dei dati degli utenti del social network risale al 2015, ma Facebook ne è venuta a conoscenza, o l’ha svelata, solo quest’anno e l’indagine federale Usa si concentra proprio su questo aspetto: che cosa sapeva già Facebook tre anni fa e perché non ha informato tempestivamente del passaggio di dati personali verso terze parti né i suoi utenti né gli investitori. Le autorità avrebbero inoltre rilevato delle contraddizioni nelle recenti informazioni sul caso Cambridge Analytica fornite dall’azienda di Menlo Park; gli investigatori stanno passando al vaglio anche la recente testimonianza del Ceo Mark Zuckerberg a Capitol Hill. Facebook ha confermato di aver ricevuto questionari dalle autorità federali e ha detto che sta offrendo “piena collaborazione”.

“Il fatto che il dipartimento di Giustizia, l’Fbi, la Sec e la Ftc stiano unendo le forze in questa indagine è un campanello d’allarme: il coinvolgimento di più agenzie federali di solito è indizio che l’indagine è altamente rilevante”, ha commentato David Vladeck, ex direttore del Bureau of Consumer Protection della Federal trade commission, l’ente competente in materia di privacy.

Per Facebook è l’ennesima batosta legata allo scandalo Cambridge Analytica, cui hanno fatto seguito una serie di rivelazioni sulle attività di data sharing del social network con altri soggetti, tra cui i produttori di smartphone. Lo scandalo è costato anche la testa del capo comunicazione di Facebook, Elliot Schrage, costretto a dimettersi.

Zuckerberg si è profuso in promesse e impegni per tutelare la privacy e Facebook ha già eliminato dalla piattaforma centinaia di app cattura-dati, ma per le autorità americane non è sufficiente: il fuoco incrociato di agenzie federali comprende ogni possibile infrazione, compresa la violazione dell’accordo sulla privacy raggiunto dall’azienda di Zuckerberg con la Ftc nel 2011 che potrebbe costare a Facebook una multa da diversi miliardi di dollari.

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