IL CASO

Call center Inps, allarme Assocontact: “Da internalizzazione rischi per lavoratori”

L’associazione: “Assunto un numero inferiore di addetti rispetto a quelli oggi attivi sulla commessa. Per gli altri si profilano cassa integrazione e licenziamenti”. Timori anche per la continuità del servizio

Pubblicato il 15 Nov 2022

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Asscontact lancia l’allarme sull’internalizzazione dei call center di Inps. Secondo Davide Natale, vice presidente dell’associazione che riunisce gli operatori di Bpo, l’operazione rischia di causare dei veri e propri gap occupazionali.

“Secondo il Presidente di Inps Tridico il progetto di internalizzazione mira a stabilizzare i lavoratori, migliorandone le condizioni di lavoro, portando all’interno di Inps il valore aggiunto della loro professionalità, a parità di spesa – spiega Natale – Ma i tempi e i modi di questa operazione sono incomprensibili: stanno causando un vero terremoto occupazionale e rischiano di produrre effetti contrari alle intenzioni”.

La vicenda

Come ricostruito da Assocontact, Inps e Inps Servizi (la società da cui dipendereaano gli addetti alla customer care), a seguito di un procedimento concorsuale, hanno assunto un numero inferiore di professionalità rispetto a quelle oggi attive sulla commessa Inps, lasciando a casa centinaia di operatori.

Chi ha superato il concorso, rileva l’associazione, inoltre è assunto con una retribuzione inferiore a quella attuale: part time, senza scatti di anzianità, senza superminimi, senza una sede di lavoro – ossia pagando a spese proprie i costi di bollette e connettività. Inoltre, nel perimetro delle figure da internalizzare non sono incluse le figure più competenti per la gestione della commessa, gli esperti di aree tecnologiche e infrastrutturali chiave, gli informatici.

Ma a preoccupare ancora di più Natale è il possibile “effetto domino”. Il settore dei Contact Center ha equilibri di sostenibilità molto delicati; l’interruzione di una commessa pubblica senza la contemperazione di tutte le problematiche e gli interessi avrà tre effetti negativi”, spiega infatti.

Gli impatti dell’internalizzazione

Secondo Natale si rischia una discriminazione tra lavoratori di serie A, i vincitori del concorso, e di serie B che invece andranno incontro a cassa integrazione e licenziamenti, “per effetto di un iter concorsuale a perimetro ristretto che ha di fatto annullato l’istituto della clausola sociale, creando un pericoloso cortocircuito: un’articolazione dello Stato non rispetta i principi che il Ministero impone per legge ai privati in tema di salvaguardia del diritto al lavoro”, evidenzia.

Preoccupazione anche per l’effetto domino sulle aziende in Rti e in subappalto che si ripercuoteranno su altre centinaia di lavoratrici e lavoratori che nulla c’entrano con la commessa Inps.

E infine il rischio, concreto, di un’interruzione di servizio pubblico a partire dal primo dicembre, o perlomeno di gravi disservizi in grado di minarne la continuità operativa a discapito di tutti i cittadini, soprattutto dei più fragili.

“Non vi è chiarezza – conclude infatti Natale – su quasi tutti gli aspetti della vicenda nonostante le ripetute richieste di chiarimento pervenute ad Inps anche dai sindacati. Sembra che manchino infatti non solo le professionalità di alto livello addette alla gestione della commessa, ma anche le infrastrutture e l’integrazione dei software necessari a garantire la continuità del servizio dopo il primo dicembre. Un potenziale disservizio che discrimina i più fragili e lede i diritti di tutti”.

 

 

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