MOBILE MARKET

Fusione T-Mobile-Sprint, niente è scontato. E c’è chi paventa il ribaltone

Restano ostacoli sul cammino del merger. E non è da escludersi che il matrimonio salti e che altre ipotesi si facciano strada a partire da un ritorno in scena di Dish che già anni fa tentò di portarsi a casa il quarto operatore Usa. E c’è anche l’opzione Altice

Pubblicato il 09 Dic 2019

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T-Mobile e Sprint. La fusione si farà davvero? Oggi a Manhattan si aprono le audizioni davanti al Procuratore generale dello Stato di New York e il risultato non è scontato. La posizione da cui partono le telco è che, con l’arrivo del 5G, per poter competere serve la massa critica e una infrastruttura più potente, perché altri attori stanno entrando sul mercato. Ma se l’accordo dovesse essere bloccato, è probabile che ci siano altri tentativi di fusione o acquisizione con una o entrambe le aziende, almeno secondo alcune indiscrezioni che circolano nel mercato.

Il futuro dell’industria wireless americana si fa insomma più complicato e il passaggio della fusione tra T-Mobile e Sprint, rispettivamente operatore numero 3 e 4 del mercato Usa, un merger dal valore di 26,5 miliardi di dollari, è un passaggio chiave che potrebbe determinare gli assetti e la filosofia stessa del mercato per gli anni a venire.

Il giudice Victor Marrero dovrà esprimersi sull’eventuale violazione delle leggi di un gruppo di Stati americani, incluso lo Stato di New York e quello della California che vogliono bloccare il merger. Secondo i 13 Stati che hanno sollevato la questione il merger non consentirebbe ad altri soggetti di poter competere sul mercato e non sarebbe da escludersi un rincaro dei prezzi al consumatore finale. Ma le cose non stanno così secondo il Dipartimento di Giustizia e la FCC, la Federal Communications Commission. Entrambi gli organi federali hanno già dato l’ok per la fusione delle due telco.

In realtà l’approvazione del DOJ e della FCC non è indiscriminata ma ha un accordo a latere: che sia cedano le frequenze a Dish Network, fornitore di tv via satellite che vuole diventare un operatore nazionale di telefonia mobile in America. Dish si è accordata per comprare Boost, il piano di prepagate di Sprint, le torri dell’azienda e miliardi di dollari di spettro per partire subito con una rete 5G che nel 2023 coprirà – secondo i piani – il 70% della popolazione americana.

Alle opposizioni delle procure di molti Stati americani, che citano anche il blocco nel 2011 alla acquisizione di T-Mobile da parte di AT&T, si contrappone un ragionamento più articolato delle telco: il mercato è cambiato, oggi ci sono operatori come Comcast e Charter che offrono i loro piani telefonici, c’è più competizione, la stessa Xfinity di Comcast ha più di un milione di abbonati mentre la casa madre pensa di offrire un bundle fisso+mobile con bolletta unica ai suoi consumatori.

Verizon è nella posizione migliore per via di un accordo stretto nel 2011 proprio con Comcast, Charter e Cox, il terzo più grande fornitore di connettività e televisione via cavo negli Usa. L’accordo prevede che Verizon offra parte della sua infrastruttura con gli operatori via cavo e questi condividano parte del fatturato derivante dalle operazioni di telefonia mobile. Anche la transizione dal 4G al 5G gioca un ruolo importante. Non solo per le prospettive di business, ma anche per il costo delle nuove infrastrutture e le incertezze nella fase di deployment delle nuove tecnologie. Alcune delle quali, sulla carta, potrebbero sostituire integralmente o quasi la connettività a larga banda via cavo con quella wireless del 5G.

Se l’accordo tra T-Mobile e Sprint dovesse saltare le conseguenze sul mercato potrebbero portare a una ulteriore fase di incertezza. In particolare, secondo indiscrezioni raccolte dalla stampa americana tra i dirigenti del settore, all’orizzonte potrebbero esserci altre operazioni di di consolidamento che passerebbero dall’acquisto di una o di entrambe le aziende di telefonia mobile. La tedesca Deutsche Telekom ha la maggioranza di T-Mobile, mentre la giapponese SoftBank controlla l’80% di Sprint. Una delle due potrebbe vendere ad Altice, il quarto più grande operatore via cavo americano, ma anche Dish potrebbe cambiare strategia e acquistare Sprint, come aveva già tentato di fare in passato.

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