REGOLE & INTERNET

Guerra sulla net neutrality, scatta la seconda fase: per gli oppositori è corsa contro il tempo

All’indomani della pubblicazione delle nuove norme nel Registro federale si aprono le danze a ricorsi e petizioni che puntano a ripristinare l’impostazione pre-Donald Trump. Schierati in campo democratici, aziende, procuratori. Avranno tempo fino al 23 aprile per tentare il tutto per tutto. Ma sarà dura convincere il Congresso

Pubblicato il 23 Feb 2018

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Guerra sulla net neutrality, si apre la seconda fase. All’indomani della pubblicazione nel Registro federale delle nuove regole (votate dalla Federal Communications Commission il 14 dicembre), si aprono le danze per cause e ricorsi contro l’impopolare “colpo di mano” del presidente Trump che punta a alleggerire le regole sull’accesso a Internet ribaltando l’impostazione voluta da Barack Obama. La battaglia legale è aperta a tutti: procuratori generali, cittadini, governatori, senatori. Tutti loro avranno a disposizione una finestra di due mesi fino all’entrata in vigore della nuova legge prevista il 23 aprile.

Al centro delle azioni legali della Petizione per la revisione l’ipotesi di violazione di leggi federali, di interpretazione arbitraria dell’Adminastrive Procedure Act e di violazioni Costituzione e il Communication Act del 1934 e regolamenti FCC. “I consumatori e le imprese di New York e di il paese hanno diritto a un internet libero e aperto, e la nostra coalizione di avvocati generali non smetterà di lottare per proteggere questo diritto”, ha detto il General Attorney di New York Eric Schneiderman. Altri Stati si uniscono al suo appello, fra gli altri California, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Iowa.

La Internet Association che comprende circa 40 delle più grandi aziende tecnologiche del paese fra cui Google, Facebook, Amazon, ha annunciato il mese scorso che prevede di sostenere le cause contro la FCC.

Anche se estremamente improbabile da passare, il Congressional Review Act del 1966 (“CRA”) incoraggerà fortemente i legislatori a valutare il problema. Ma secondo gli osservatori la Petizione non ha molte chance di successo: anche se i democratici riuscissero ad approvare un legge al Congresso controllato dai repubblicani, il presidente Donald Trump quasi certamente non lo firmerà.

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