L'INTERNALIZZAZIONE

Call center, ecco il piano di Inps. Assocontact: “A rischio gli stipendi dei lavoratori”

Dal 1° dicembre via all’assunzione di 3mila addetti, prima in outsourcing, da parte di Inps Servizi. L’associazione degli operatori di Bpo lancia l’allarme: “Il reshoring avverrà a condizioni retributive e lavorative nettamente inferiori a quelle attuali. Così si fa a pezzi la clausola sociale”. E la Lega presenta un’interrogazione al governo

Pubblicato il 17 Nov 2022

CALL

Si complica il caso della reinternalizzazione dei call center di Inps che vede convolti circa 3mila lavoratori. Nel pomeriggio di ieri, il presidente dell’istituto, Pasquale Tridico, ha incontrato i sindacati e delineato il piano di assunzioni, facendosi – come riporta una nota di Slc, Fistel e Uilcom – “garante di una corretta internalizzazione”.

Di fronte alle “tante questioni ancora aperte a 15 giorni dell’annunciata partenza operativa di Inps Servizi nell’attività”, si legge nel comunicato, Tridico “ha fornito personale e preciso impegno” su diversi punti.

Il piano di assunzioni

In particolare, le assunzioni dei 3.014 dipendenti selezionati la scorsa estate saranno effettuate tutte con data di inizio attività fissata il primo dicembre 2022, anche per il personale in maternità o in malattia, da parte della in house dell’istituto, Inps Servizi. Le 12 sedi individuate sono “tutte meramente amministrative e temporanee”, spiegano i sindacati, in attesa di una scelta definitiva, che sarà fatta dopo il confronto con i sindacati e la sottoscrizione di un accordo di lavoro agile strutturale. E una task force dell’Inps con il Ministero del Lavoro controllerà che non ci siano comportamenti irregolari nel delicato passaggio conclusivo di internalizzazione.

“Vigileremo – affermano i sindacati – affinché gli impegni presi, e quelli ancora sul tavolo della contrattazione, siano mantenuti e continueremo a batterci di modo che l’operazione di internalizzazione del Ccm (Contact center multimediali) Inps rappresenti una vera opportunità e non un salto nel buio per tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti”.

I dubbi di Assocontact

Il piano non convince però Assocontact che rilancia l’allarme sul rischio occupazione, già evidenziato nei giorni scorsi. Secondo l’associazione degli operatori di Bpo il processo delineato da Tridico è “confuso e ambiguo e rischia di creare danni sistemici nel breve, nel medio e nel lungo termine, alle aziende, alle lavoratrici e ai lavoratori e quindi, in ultima analisi, allo Stato”. Danni che arrivano a causa di errori e sottovalutazioni di metodo e di merito e che potrebbero mettere seriamente a rischio oggi gli stipendi e domani le pensioni di 3.014 persone.

“Oltre ai dubbi sollevati fino ad ora sui tempi del progetto e le sue conseguenze sui lavoratori, emerge in queste ore un nuovo fatto eclatante e inaudito che riguarda i modi disinvolti con cui il Presidente Tridico sta gestendo la vicenda – sottolinea il vicepresidente di Assocontact, Davide Natale – Il Presidente ha dato rassicurazione alle Organizzazioni Sindacali sul comportamento che le aziende uscenti dovrebbero tenere in merito alla questione del mancato preavviso dei lavoratori dimissionari. Le parole di Tridico, però, arrivano senza che vi sia stata alcuna interlocuzione formale e strutturata con le aziende, senza un accordo messo nero su bianco, ma solo con generici impegni e vacue promesse e dopo aver fatto passare mesi e mesi senza costrutto”.

“Ancora più grave è la certezza – continua Natale – ormai definitivamente acquisita, che il passaggio delle lavoratrici e dei lavoratori dal settore privato alla società in house di Inps avverrà a condizioni retributive e lavorative nettamente inferiori a quelle attuali: non saranno riconosciuti né scatti di anzianità né superminimi; non sarà ripristinato l’art.18; non ci saranno consolidamenti orari. In pratica, tutti i diritti acquisiti in decine di anni di lavoro saranno azzerati nel passaggio a Inps Servizi. Il settore del Bpo, già messo a dura prova dalla pandemia e dalla pressione su ricavi e margini dovuta alla dissennatezza di alcuni committenti e di alcuni imprenditori, subisce una nuova ferita a causa dell’Ente che più di tutti dovrebbe difendere i sacrosanti diritti dei lavoratori e delle aziende, dell’Ente che più di tutti dovrebbe avere un approccio eticamente indiscutibile oltre che giuridicamente inappuntabile. L’internalizzazione del Ccm Inps, così come si sta realizzando, dunque, fa a pezzi lo spirito e i valori rappresentati dalla Clausola Sociale, cosa che nessun operatore privato avrebbe mai osato immaginare”.

Resta infine il giudizio complessivamente critico e negativo su tutta l’operazione di internalizzazione voluta dall’attuale Presidente dell’Inps. “Un’operazione che misconosce il valore industriale e organizzativo dei Bpo, priva il mercato di risorse e di sbocchi importanti, impoverisce di competenze e professionalità le aziende private – precisa Natale – I percorsi virtuosi dovrebbero tenere insieme il meglio del settore pubblico e il meglio del settore privato e non metterli in competizione. I danni a un sistema imprenditoriale, che vale decine di migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro di Pil, possono essere enormi e irreparabili. Andranno, a tempo debito, ricercate le responsabilità”.

L’allarme sui ritardi nel servizio

Intanto la Uil e la Uilcom Puglia lancia l’allarme sui ritardi nel servizio di customer care di Inps. “L’Inps adempia alle proprie responsabilità, alla propria funzione amministrativa e sociale e risolva in tempi brevi i problemi legati al servizio del Contact center multimediale (Ccm) – si legge in una nota – È  inconcepibile che, alla vigilia dell’internazionalizzazione in Inps Servizi, dei lavoratori che hanno vinto la selezione pubblica per prendere servizio nel call center dell’istituto, ci siano già dei ritardi, causati da carenze strutturali e organizzative, dalla mancanza di disponibilità di pc, nonché di adeguate piattaforme e connessioni, che mettono a repentaglio il funzionamento del servizio dall’1 dicembre prossimo, così come da programma”.

“Ccm – aggiungono – svolge un ruolo pubblico fondamentale per l’attività di informazione alla cittadinanza dell’Istituto, per lo svolgimento di pratiche o l’erogazione di prestazioni essenziali, che se non garantito comporterebbe enormi disagi per le comunità locali. Una prospettiva da scongiurare ad ogni costo, specie in un momento storico di crisi, dal punto di vista socio-economico, come l’attuale”.

L’interrogazione della Lega

Intanto si attiva anche la politica. La Lega ha presentato un’interrogazione al governo in merito al piano di reinternalizzazione. “Abbiamo presentato un’interrogazione per chiedere chiarimenti in merito all’intenzione dell’Inps di internalizzare alcuni servizi che fino ad oggi sono esternalizzati, guardando non soltanto alle ragioni di questa scelta di un presidente nella fase conclusiva del suo mandato ma anche alle condizioni secondo cui potrebbe verificarsi – spiega la sentarice leghist, Elena Murelli, capogruppo in Commissione Lavoro e Politiche Sociali – Vorremmo infatti conoscere quali siano i costi sostenuti finora dall’azienda per erogare i servizi di call center in affidamento esterno e quali sarebbero i costi complessivi del processo di internalizzazione, quali siano i tempi per portare a conclusione il processo di trasferimento e come si intenda procedere, nella fase di transizione, per garantire all’utenza un servizio efficiente. Alcune stime parlano infatti non solo di tempi lunghi per questo processo ma soprattutto di costi elevati, fattori che potrebbero ripercuotersi negativamente sui servizi offerti e quindi andare a danneggiare i cittadini. Uno scenario che vogliamo evitare e lavoreremo per fare in modo che non si verifichi, nell’interesse esclusivo dei cittadini”.

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