IL DIBATTITO

5G, l’Italia alla prova elettrosmog: “La questione va affrontata subito”

Un convegno al Forum PA 2018 ha acceso i riflettori sul tema dei limiti delle emissioni. La disinformazione dilagante rischia di innescare un nuovo “caso antenne” rallentando bruscamente la roadmap nazionale. Mai come ora serve un tavolo di lavoro condiviso fra tutti gli attori in campo

Pubblicato il 24 Mag 2018

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C’è un ostacolo sottovalutato sul cammino del 5G italiano. Le sperimentazioni stanno procedendo, nelle cinque città “test” individuate dal Mise (Milano, Bari, Matera, L’Aquila e Prato) ma anche a Torino e Roma grazie agli investimenti delle telco, e anche a Genova dove è stato battezzato un Digital Lab per i servizi innovativi. E alla lista si è appena aggiunta San Marino, di fatto il primo “stato” europeo 5G ad aver accesso il segnale mobile di quinta generazione.

Se è vero che l’Italia al momento è in vetta alle classifiche internazionali in quanto a numero di progetti e sperimentazioni in campo, la corsa potrebbe subire una brusca frenata. L’Agcom ha messo nero su bianco le regole per bandire la gara in programma dopo l’estate per l’assegnazione delle frequenze e dunque si procede lesti anche su questo fronte. Ma la vera prova sul campo arriverà nel momento in cui bisognerà operativamente passare all’azione e procedere con le coperture. I limiti riguardanti le emissioni elettromagnetiche erano già diventati una questione al tempo del 3G e il tema si riproporrà ancor più forte con il 5G.

Sulla questione si sono accesi i riflettori in occasione del convegno “Connettività: le amministrazioni e i territori verso la sfida del 5G”, andato in scena durante la seconda giornata del Forum PA 2018. I rappresentanti delle istituzioni e delle telco oltre a fare il punto sullo stato dell’arte delle sperimentazioni e sulla roadmap degli investimenti hanno segnalato la necessità di rivedere le norme e riadeguare i limiti agli standard europei per evitare che scoppi un caso “antenne 5g”. E peraltro la disinformazione sul tema potrebbe creare un effetto boomerang non da poco.

“Sul tema dei limiti elettromagnetici è stata avviata una discussone fra i vari soggetti durante la precedente legislatura. Ora va ripresa in tempi rapidi e portata a terra – ha detto Alessio Beltrame della Fondazione Bordoni. – Dare continuità alle azioni intraprese sarà decisivo se si vorrà traghettare la roadmap 5G. E in questo caso non possiamo nemmeno chiedere aiuto all’Europa, visto che gli standard europei in termini di emissioni sono molto meno stringenti rispetto a quelli italiani. Con i limiti che abbiamo noi si correrà con una zavorra a carico che renderà tutto più faticoso”. E Beltrame ha invitato a non sottovalutare anche tutti gli aspetti “burocratici” che riguardano l’ottenimento di autorizzazioni e permessi per l’installazione delle nuove antenne. “Qui l’Europa può fare la sua parte alla stregua di quanto fatto con la direttiva 61 per agevolare la posa della fibra ottica”, ha auspicato Beltrame.

La questione è complessa e non a caso gli attori in campo, incluse le pubbliche amministrazioni, sono dell’idea che vada affrontata in maniera condivisa fra le parti, facendo leva proprio su quel modello di “ecosistema” che sta consentendo la gestione delle sperimentazioni grazie ai “tavoli” che vedono in campo tutta la filiera del 5G.

“A livello di collaborazione istituzionale c’è molto da fare. Servono dei piani strategici che consentano di lavorare insieme e dare l’opportunità a territori che fino a qualche tempo fa sembravano tagliati fuori dalle sfide economiche di trovare nuove chance di crescita anche attraendo gli investimenti da parte delle aziende”, ha detto Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, una delle cinque città delle sperimentazioni Mise. A Prato, altra città del piano 5G, la questione elettrosmog è già venuta fuori: “Non appena la città è stata scelta dal Mise per l’avvio delle sperimentazioni è stata presentata un’interrogazione sul tema in consiglio comunale. E spesso i cittadini ci chiedono ragguagli in merito”, ha raccontato l’assessore all’Innovazione del Comune di Prato Benedetta Squittieri. “È evidente che bisogna trasferire ai cittadini le informazioni corrette e dare vita a tavoli di lavoro condivisi, anche con la presenza di esperti, che possano aiutare alla definizione di un piano di lavoro”.

Al dibattito ha partecipato anche Flavia Marzano, assessora Roma Semplice di Roma Capitale, la quale però non è riuscita a intervenire sul tema elettrosmog a causa di un impegno in Consiglio comunale che l’ha costretta ad allontanarsi dall’evento. Ma l’assessora è riuscita a fare il punto, all’avvio dei lavori del convegno, sul progetto 5G di Roma. “Lo sviluppo del 5G è determinante, e il nostro obiettivo è trasformare Roma in un laboratorio di innovazione a cielo aperto e di semplificare la vita ai cittadini ma anche alle aziende che hanno deciso di investire nei progetti. Portare nuove aziende a Roma che possano sviluppare progetti e anche fruire dell’innovazione 5G è una delle nostre priorità”. L’assessora ha ricordato, dati alla mano, che stando alle stime il 5G potrà generare in Italia 2,3 milioni di nuovi posti di lavoro, di cui 187mila solo a Roma.

Se è vero che il 5G necessiterà di un numero di antenne decisamente superiore a quello attuale è anche vero – hanno assicurato gli operatori di Tlc – che le emissioni delle antenne di nuova generazione sono molto più contenuti rispetto a quelle delle attuali infrastrutture poiché basati su tecniche innovative di instradamento del segnale basate non più sulla modalità “a zona” ma sul “point-to-point” ossia sulla base delle esigenze di domanda del segnale stesso.

“Gli operatori di telecomunicazioni all’interno della Gsma da tempo hanno lasciato analizzare la questione agli enti competenti, agli esperti della parte tecnologica e biologica lasciando alle autorità nazionali il compito di legiferare intorno ai limiti specifici – ha chiarito Michele Palermo, Responsabile Business Positioning & PMO, Direzione Strategy, Innovation & Customer Experience di Tim -. Indipendentemente dalle valutazioni di merito oggettivamente si sono fatte scelte molto differenti nei vari Paesi e ciò ha già impattato sulla velocità delle copertura e l’erogazione dei servizi. Ma bisogna anche puntualizzare che le tecnologie in campo sono nettamente migliorate e rispetto al passato si riescono a mitigare anche potenziali rischi”.

“Con la questione dei limiti elettromagnetici bisogna farci subito i conti – ha evidenziato Massimo Angelini, Direttore PR Internal & External Communication di Wind Tre -. È un tema di sistema. Se vogliamo fare un salto di qualità dobbiamo ragionare con una nuova logica. I limiti italiani sono otto volte più stringenti rispetto a quelli della media europea. È un punto nodale. E certamente non si può tornare indietro: il 5G è lo standard del futuro, siamo destinati ad andare in questa direzione. Ma sul piatto c’è il timing del roll out delle reti. Fare squadra è sicuramente una strada da percorrere e perché no si potrebbero anche accarezzare logiche di condivisione delle reti in ottica pro-competitiva. La competizione si può fare sui servizi”.

“Bisogna fare molta attenzione a non ricadere in logiche che guardano al passato, ma bisogna tenere in grande considerazione la preoccupazione di alcuni cittadini in merito agli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici – ha puntualizzato Michelangelo Suigo, Head of Governmental & Institutional Affairs di Vodafone Italia -. Per fortuna ci sono studi scientifici a livello internazionale, a partire da quelli dell’Oms secondo cui allo stato attuale non si riscontra alcun nesso fra le emissioni delle stazioni radiobase e alcune patologie su cui si è alzato l’allarme. La raccomandazione all’uso degli auricolari e al vivavoce, in particolare per alcune categorie, a partire dai bambini, è una corretta tutela. Ed è giusto che gli organismi scientifici continuino a indagare per darci delle risposte. Ma questo non implica che l’Italia si preoccupi più del dovuto e più di tutti gli altri Paesi”.

Da parte sua Antonio Autolitano, Chief Marketing Officer and Board Member di Zte Italia ha evidenziato che “con il 5G di fatto diminuisce la potenza dell’emissione elettromagnetica perché si indirizza il segnale verso un oggetto specifico. Quindi nonostante il maggior numero di antenne che sarà necessario per garantire la qualità e la tenuta del segnale in realtà la situazione migliorerà molto rispetto allo stato attuale”. Autolitano ha inoltre puntualizzato che “l’ecosistema che si è venuto a creare grazie alle sperimentazioni diventa anche lo spazio per una collaborazione sul fronte emissioni” e ha ricordato che “per ogni euro speso in ricerca e innovazione nel 5G si genera un ritorno di 10 euro”.

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